Ermete Trismegisto (il «grandissimo»), denominazione greca della divinità egizia Thoth, lo scriba degli dèi, è, secondo la tradizione, l'autore di questi affascinanti trattati filosofico-religiosi, molti dei quali sono scritti in forma di discorso e di dialogo. Composti in periodo ellenistico e di paternità incerta, essi rivestono uno straordinario interesse per il loro carattere sapienziale, espresso in uno stile enigmatico, volutamente oscuro. Gli scritti non costituiscono un'opera unitaria e non possono considerarsi - come alcuni studiosi hanno ipotizzato - la Sacra Scrittura di una setta o di una confraternita religiosa, perché rifuggono dall'indicare un rituale misterico per i fedeli, ed espongono dottrine spesso opposte e contraddittorie, evidentemente di diversa origine e provenienza. Nel carattere composito e frammentario, nella varietà di temi e di elementi, si può ritrovare un costante atteggiamento di pensiero che costituisce l'aspetto unitario di tale complesso di scritti: la conoscenza intesa come rivelazione, la filosofia come scienza della rivelazione, che, per riferire le parole di Ermete, «consiste nel solo desiderio di conoscere più profondamente la divinità mediante una contemplazione incessante e una santa devozione». L'esigenza di conoscere Dio, di contemplarlo quasi fondendosi e identificandosi con lui, costituisce, insieme a una pietà religiosa sempre presente, lo sfondo comune della tematica ermetica.