Uno degli antropologi più noti nel panorama italiano riesce a comunicarci il volto sfaccettato e ambiguo della parola cultura in poco più di cento pagine, con un linguaggio chiaro e appassionato, con rigore metodologico e soprattutto con una grande apertura mentale e una rara empatia nei confronti dell'"altro", unico requisito davvero necessario per evitare di cadere in millantate "guerre tra culture". Di "cultura" nel tempo sono state date definizioni diverse, per tentare di imbrigliare un concetto così deformabile. Eppure viviamo di cultura e la invochiamo spesso. Ma noi europei paghiamo ancora un prezzo molto alto per il modo tutto nostro che abbiamo di considerarci al mondo, da uomini bianchi, occidentali, avanzati e vincenti. Per prendere le distanze da questo eurocentrismo, l'antropologia ha dovuto fare sforzi enormi, in decenni di studi sul campo, per avvicinare e comprendere "dall'interno" le migliaia di culture che condividono con noi il pianeta. Ne abbiamo ricavato una lezione di modestia e un arricchimento impensabile anche solo una generazione fa.
Credete che l'altro da noi debba ricevere considerazione pari a quella che dedichiamo ai nostri simili? Pensate, al contrario, che esistano etnie migliori ed altre peggiori?
In entrambi i casi questo libro è fortemente consigliato. Un bel viaggio attraverso antropologia, filosofia, sociologia e storia, che non potrà lasciarvi nella medesima posizione nella quale eravate prima di leggerlo.
Se già eravate indirizzati sulla via dell'apertura all'altro da noi non farete altro che sentirvi rafforzati nelle vostre idee; se invece eravate, come direbbe lo stesso Aime (ed altri prima di lui), etnocentrici o, peggio, razzisti, dopo la lettura di questo lavoro il dubbio di essere in difetto di posizione sicuramente farà breccia nel vostro animo.
Come diceva Calvino: "Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori".
Lorenzo Repetto - 10/06/2014 17:23