In occasione della visita in Albania di Nikita Chrušcëv nel 1959, una giovane sposa e madre, ingenua e poco istruita, viene incaricata dal Partito del Lavoro di confezionare un paio di opinghe, calzature tradizionali, che saranno offerte in dono al leader sovietico. Tra esaltazioni transitorie e persistenti angosce, la vicenda attraverserà tutta la sua esistenza, facendola precipitare in un incubo che offuscherà ogni gioia che la vita saprà offrirle. Testimone privilegiato è il figlio, unico possibile confidente nel clima di paura instaurato dal regime. Quel figlio è l'autore del romanzo, che rievoca qui la storia di sua madre trasformandola in una contro-storia universale.