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Questo saggio è situato nel punto d'incontro, e di tensione, tra due dei maggiori pensatori contemporanei. Quello che ne risulta è innanzitutto una lettura intensa e rigorosa dell'opera di Deleuze. Contro la tendenza diffusa a cercare in essa la liberazione anarchica delle differenze o il flusso nomade del desiderio, Alain Badiou ne recupera la dimensione classica e sistematica, inassimilabile ai blocchi di opinione filosofica disseminati nel panorama culturale degli ultimi decenni. Il molteplice non va inteso come l'opposto, o la frantumazione, dell'Uno-Tutto - intorno alla cui definizione, invece, ruota l'intero lavoro di Deleuze -, ma come il suo stesso modo di essere. In questa maniera la sua opera, sottratta all'impazienza dell'ideologia postmoderna, viene restituita alla grande tradizione filosofica in un confronto serrato non solo con Spinoza, Nietzsche, Bergson e Foucault, ma anche con Platone e Heidegger. Ma il merito e il fascino di questo libro vanno anche al di là di una grande interpretazione. Essi risiedono nella straordinaria capacità di convocare con autentica passione filosofica le grandi opzioni del pensiero contemporaneo: la forza del fuori e la piega dell'essere, la fedeltà all'evento e l'amore del mondo. (Roberto Esposito)
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