«Lo ucciderò». Non pensa ad altro Élie, da quando, nella pensione della signora Lange che è ormai diventata il suo rifugio e la sua tana, è arrivato Michel. Ventidue anni, capelli scuri e lisci, gli occhi di un nero profondo, la carnagione olivastra, Michel è il rampollo di un'agiata famiglia romena, ha la stanza migliore, viene nutrito e coccolato, e tutte le sere raggiunge nei bar di Liegi un gruppo di connazionali. Élie invece ha una zazzera rossiccia e crespa, labbra carnose e occhi sporgenti che lo fanno assomigliare a un rospo; sbarcato tre anni prima dalla natìa Vilnius per preparare un dottorato in matematica, occupa una stanza che non può permettersi di riscaldare, mangia pochissimo, esce di rado, non ha amici. Per Michel, convinto com'è che tutti debbano amarlo, non è stato difficile sedurre la figlia della signora Lange, quella Louise nella cui schiva presenza Élie ha sempre trovato «un che di dolce, di rasserenante». E lui, Élie, se n'è accorto, perché una sera li ha visti baciarsi - e perché li guarda, ogni pomeriggio, dal buco della serratura, inorridito e affascinato al tempo stesso. Sì, deve fare giustizia Élie, deve eliminare quell'intruso che è venuto a sconvolgere il suo quieto universo. Quell'uomo «felice in tutto e per tutto, sempre e comunque, in ogni momento della giornata». E lo farà - o almeno crederà di averlo fatto. Ma, ventisei anni dopo, in un paesino minerario dell'Arizona, se lo ritroverà davanti...
Elie è uno studente lituano, molto povero, che studia matematica a Bruxelles e che vive in una pensione dove da tempo è instaurato un ordine chiuso e proprio per questo a maggior ragione gradito a lui che, brutto e goffo, non riesce ad accettare la sua condizione Larrivo di un nuovo pensionato, Michel, rumeno ed ebreo come Elie, ma di eccellenti condizioni economiche, finisce con il turbare la realtà immobile, a spezzare lapparente equilibrio di un individuo la cui povertà non è causa del suo malessere. E allora occorre ripristinare lordine precedente, ed Elie macchina, macchina finché arriva a una soluzione. Mi fermo qui, perché trattandosi di un noir andare avanti significherebbe privare il lettore del piacere della scoperta e di scoperte non ne mancano, con due clamorosi colpi di scena.
Simenon allestisce un romanzo in cui lanalisi psicologica dei personaggi è preponderante, tanto che che è solo grazie a essa che si possono comprendere le origini di certi comportamenti; in questo campo lautore belga è indubbiamente assai bravo e così anche in Delitto impunito ci fornisce una visione approfondita di un personaggio complesso quale Elie che detesta quegli individui che hanno ciò che lui desidera possedere, ma che non ha, arrivando al punto di odiarli. E pure curioso che i due protagonisti, Elie e Michel, siano entrambi ebrei, frutto probabilmente del latente antisemitismo di Simenon che ormai da vecchio sconfesserà. Per il resto è un libro con una trama molto ben congegnata che si legge con grande piacere e che se non può definirsi un capolavoro, è pur tuttavia unopera eccellente scritta nel periodo in cui il suo autore viveva negli Stati Uniti e infatti la seconda parte si svolge in quella nazione.
Renzo Montagnoli - 07/02/2024 11:00