I protagonisti di questo libro sono una frase e settantadue ore. La frase, spietata quanto una sentenza senza appello, è quella che annuncia a Chris Burton, giornalista inglese da anni trapiantato in Italia, il suicidio del figlio schizofrenico e insieme il naufragio del suo matrimonio. Le settantadue ore sono quelle immediatamente successive, spese da Burton nel tentativo di ricomporre le schegge di una mente sconvolta dal lutto e i brandelli di un'Italia non meno frantumata. Dopo anni trascorsi a riflettere sulla prevedibilità del comportainento umano (tema di un libro che sta scrivendo), Burton si trova urtato da qualcosa di roccioso e orribile - dall'irreparabile squilibrio, individuale e collettivo, dell'esistenza. Sprofondato in un flusso di pensieri lucido e febbrile, che Tim Parks orchestra con maestria, il lettore vivrà insieme al protagonista, attimo dopo attimo, l'incubo di quelle settantadue ore, e l'esperienza, fatale e liberatoria, di chi si trova paradossalmente confrontato al proprio destino.
... è la rappresentazione dell'amore, interiorizzato, l'amore a dispetto della ragione, l'amore di tutti i giorni, l'amore disprezzato, perduto pur essendo accanto a noi.
da leggere per emozionarsi...
Anonimo - 22/02/2002 23:24