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Di terre straniere - Carla Malerba
Di terre straniere - Carla Malerba

Di terre straniere

Carla Malerba
pubblicato da La Vita Felice

Prezzo online:
8,00
Disponibile in 2-3 giorni. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
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Prodotto acquistabile con Carte Cultura e Carta Docente
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Dopo il 2001, Carla Malerba non ha più pubblicato, né partecipato a concorsi poetici. E lo ha fatto per una ben precisa scelta: "Dato che l'Italia è piena di poeti, ho preferito tenermi in disparte, pur continuando a scrivere versi. Ma il 2010 è una data troppo importante per non onorarla". E infatti, come si desume già nel titolo di questa terza sua pubblicazione, "Di terre straniere", l'autrice si sente "trapiantata" in questo nostro bellissimo paese, ma, come il protagonista di un componimento di Ungaretti non riesce a "sciogliere il canto del suo abbandono". Questa raccolta vuole quindi essere soprattutto un omaggio a tutti i suoi concittadini di Tripoli e a chi voglia ancora tener vivi i ricordi, senza indulgenze ai rimpianti.

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Poesia

Editore La Vita Felice

Collana Agape

Formato Libro

Pubblicato 11/10/2010

Pagine 64

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788877993410

1 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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Di terre straniere renzo.montagnoli1

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voto 5 su 5 Carla Malerba è nata in Africa, per la precisione in Libia, terra che ha lasciato nel 1970 per venire a vivere in Italia. Questa breve premessa è dobbligo perché è inevitabile che resista sempre un particolare legame affettivo con il luogo in cui si è nati e si è vissuta la propria giovinezza. Così ricorre ogni tanto la nostalgia, giacché il ricordo, per quanto sopito, è sempre presente. Al riguardo cè chi si esprime narrando del suo trascorso laddove è nato e cè invece chi in poesia parla di questa sua particolare situazione, cioè di una persona che ha trovato una nuova patria, in cui pure sta bene, ma che ha ancora affondate le radici in quella da cui è venuta. In questottica è nata questa raccolta, opportunamente intitolata Di terre straniere, con levidente intento di esprimere il concetto di questa particolare condizione e di trasporre in versi la memoria. Le poesie sono sempre una proiezione del nostro io, lo specchio di ciò che alberga nella parte più recondita di noi stessi e quasi sempre a noi sconosciuta, fino a quando non riusciamo a farla emergere; sono sensazioni, emozioni di cui avvertiamo i palpiti e che cerchiamo di esprimere nel linguaggio poetico. Ovviamente è anche questo il caso delle poesie contenute in questa raccolta, come, per esempio, in Canzone (Ho lasciato in fondo / a un corridoio lungo / un abito di festa, / ho chiuso la porta / del guardaroba / caldo di vapori / e ripensato a un giorno, / nellandrone buio di casa, / quando in cima alle scale / mi sporgevo / per vederti arrivare. / (Le camelie ingiallivano piano / nellafa di agosto) / Avevi un vestito di seta / sì lieve / che ondeggiava nel vento / e pareva / tessuto di nebbia mattinale.); in questi versi, che sembrano emergere da unatmosfera densa e lattiginosa, complice il ritrovamento di un abito da festa, affiora il ricordo di un giorno e di una figura cara, che con ogni probabilità è la madre, con felici scelte descrittive che portano il lettore a vedere in estate una donna avvolta in un vestito di seta mosso dal vento, talmente leggero, quasi evanescente da sembrare un tessuto fatto con quella nebbiolina tenue che si riscontra nella stagione estiva allalba. Più chiaramente la memoria della terra natia è richiamata con forza nei versi contenuti in Lungomare di Oea (Lungomare di scarpate / e balaustre, / di forti sensi, lungomare lungo, / il vento gonfia / vele di pietra. / Lungomare di palme e di oleandri:/ una gazzella / che una donna abbraccia / è immoto sogno / fino a che il lontano / squarcia improvviso / il quotidiano vivere / e lo scalda.). Ora, di questa descrizione della parte più antica di Tripoli mi piace cogliere quella che è limmagine memorizzata dalla poetessa, una visione che, come sempre, non è perfettamente nitida, anzi spesso e volentieri finisce con lessere linterpretazione di unemozione, come in questo caso (con felice scelta, viene scritto che il vento gonfia vele di pietra, cioè affonda la sua forza nei muri delle case). Comunque, se voleva spiegare ciò che prova con il ricordo, credo ci sia riuscita benissimo. E ancor meglio ha fatto con Altra vita ( Altra vita era / quella di cui poco / è rimasto: / memorie di strada / e di volti, / gialla la luce / della sera sulle case, / nei vicoli / canti e richiami. / Lombra dei ventanni / che scivola tra le dita / come acqua di fonte / e sentirsi a volte / come collocata a forza / entro paesaggi stranieri, / ferita pulsante / la non appartenenza / né a questo, né a quello / di paese. / L unico paese / che mi è rimasto / è il mio cuore.). E una lirica che definirei ungarettiana perché riesce bene a esprimere quella sensazione di straniamento che coglie chi, come Carla Malerba, ha vissuto in parte (la parte più importante della vita, cioè la giovinezza) in un paese, per trasferirsi poi in un altro. Le scelte lessicali sono veramente azzeccate e la chiusa sintetizza in modo splendido il contenuto di una poesia che già da sola dà lustro allintera raccolta.

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