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Diario di un dolore

Clive Staples Lewis
pubblicato da Adelphi

Prezzo online:
10,00
Disponibile in 4-5 giorni. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
20 punti carta PAYBACK
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente

Il dolore puro è difficile da raccontare. Ma qui qualcuno ci è riuscito, con una precisione e un'onestà che ci lasciano ammirati, arricchiti. Questo è un libro che riguarda da vicino chiunque abbia avuto nella sua vita un dolore. C.S. Lewis pubblicò nel 1961, sotto lo pseudonimo di N.W. Clerk, questo breve libro che racconta la sua reazione alla morte della moglie. Illustre medioevalitsa e amatissimo romanziere, amico di Tolkien e come lui dedito alle incursioni nel fantastico, C.S. Lewis si è sempre dichiarato innanzitutto uno scrittore cristiano. Ma un cristiano duro, nemico di ogni facile consolazione. E ciò apparirà immediatamente in questo libro perfetto, dove l'urto della morte è subito in tutta la sua violenza, fino a scuotere ogni fede. Non c'è traccia di compiacimento o di compatimento per se stessi. C'è invece un'osservazione lucida, che registra le sensazioni, i movimenti dell'animo che appartengono al segreto di ciascuno di noi - e che spesso non vogliamo riconoscere.

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Diario di un dolore

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voto 3 su 5 “Nessuno mi aveva mai detto della pigrizia del dolore. Tranne che nel lavoro, dove la macchina sembra funzionare più o meno come al solito, ho orrore di ogni sforzo, anche minimo. Non dico scrivere, ma perfino leggere una lettera è troppo. Perfino farmi la barba. Che importa ora se la mia guancia è liscia o ruvida? Dicono che chi è infelice vuole distrazioni – qualcosa che lo aiuti a non pensare. Sì, ma come un uomo stremato, in una notte fredda, vuole sul letto un’altra coperta: piuttosto che alzarsi a cercarla, preferisce continuare a battere i denti. Si capisce perché le persone sole diventano sciatte; e, alla fine, sporche e disgustose”. “A Grief Observed” (letteralmente “Osservando un sepolcro”) raccoglie le riflessioni autobiografiche che C.S. Lewis scrisse alla morte della moglie Joy Davidman Gresham. Clive aveva sposato Joy quattro anni prima e con lei aveva avuto due figli. Con lo pseudonimo di N.W. Clerk egli pubblicò il volume un anno dopo la morte della moglie e due anni prima della sua stessa morte. In una precedente opera autobiografica, “Surprised by Joy” (“Sorpreso dalla gioia” che, con un gioco di parole, può tuttavia essere letto anche come “Sorpreso da Joy”), Lewis aveva narrato la sua conversione in età giovanile alla fede anglicana. La sua profonda amicizia con il cattolico J.R.R.Tolkien, l'autore de “Il signore degli anelli”, lo condusse anche a scrivere romanzi di fantascienza. Non solo il dolore annichilisce le persone, sostiene Lewis, ma pone a rischio il volto di Dio: “E intanto, dov’è Dio? Di tutti i sintomi, questo è uno dei più inquietanti. Quando sei felice, così felice che non avverti il bisogno di Lui, così felice che sei tentato di sentire le Sue richieste come un’interruzione, se ti riprendi e ti volgi a Lui per ringraziarlo e lodarlo, vieni accolto (questo almeno è ciò che si prova) a braccia aperte. Ma vai da Lui quando il tuo bisogno è disperato, quando ogni altro aiuto è vano, e cosa trovi? Una porta sbattuta in faccia, e il rumore di un doppio chiavistello all’interno. Poi, il silenzio. Tanto vale andarsene. Più aspetti, più il silenzio ingigantisce. Non ci sono luci alle finestre. Potrebbe essere una casa vuota. E’ mai stata abitata? Un tempo, lo sembrava. Ed era una impressione altrettanto forte di quella di adesso. Che cosa significa? Perché il Suo imperio è così presente nella prosperità, e il Suo soccorso così totalmente assente nella tribolazione? Ho cercato di spiegare alcuni di questi pensieri a C., oggi pomeriggio. Mi ha ricordato che la stessa cosa sembra essere accaduta a Cristo: perché mi hai abbandonato? Lo so. Questo la rende più facile da capire? Non che io sia in pericolo (mi sembra) di smettere di credere in Dio. Il vero pericolo è arrivare a credere di Lui queste cose orribili. La conclusione che pavento non è: Dio, dunque, non esiste, ma: è questa, dunque, al di là di ogni illusione, la vera realtà di Dio. I nostri antenati chinavano il capo e dicevano: Sia fatta la Tua volontà. Quante volte, per puro terrore, si era soffocata una protesta rabbiosa, nascondendo il tutto sotto una professione d’amore?”.

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