Tradotta per la prima volta in Italia, Doppia menzogna racconta le vicende amorose di quattro personaggi, due uomini e due donne, due di alto lignaggio e due di bassa estrazione. Il nobilastro Henriquez ama Violante ma seduce Leonora, sposa promessa del suo migliore amico Julio. Questi, sentendosi tradito, ordisce un piano per impedire le nozze forzate dei due, volute soprattutto dal padre della ragazza che, disperata e ancora innamorata di lui, minaccia di uccidersi. Tra colpi di scena, travestimenti e battute graffianti, gli amanti afflitti ritroveranno le loro anime gemelle? Dopo secoli di oblio e false attribuzioni, le più recenti ricerche di studiosi e filologi hanno ascritto l'inedito alla fase finale della carriera del grande drammaturgo e poeta inglese, ristabilendone così la vera paternità. Dal 2010 infatti, la prestigiosa collana "Arden Shakespeare" lo ha inserito tra gli scritti del Bardo. A metà tra tragedia e commedia e con lo stile ricco ed evocativo dei drammi più celebri, Shakespeare gioca qui con la parola e il suo doppio e, come nessuno, restituisce al lettore l'impressione concreta dell'azione teatrale.
Doppia menzogna. Ovvero gli amanti afflitti. Testo originale a fronte
Anonimo - 31/07/2011 17:40
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Lo scorso anno l'Arden Shakespeare ha deciso di mettere a repentaglio la propria fama secolare pubblicando quest'opera nel canone shakespeariano.
Purtroppo si tratta di un'operazione commerciale: sul frontespizio andrebbe scritto: "Lewis Theobald" non "William Shakespeare"; ma, naturalmente, quanti comprerebbero un'opera di Theobald?
Anche considerando vera l'ipotesi meno maliziosa - e cioè che Theobald abbia adattato un lavoro shakespeariano a noi non pervenuto - si tratterebbe comunque di un'opera di Theobald.
Vi sono invece validi motivi per ritenere che sia completamente frutto della mente di Theobald, ad esempio: vero è che i King's Men misero in scena un'opera chiamata "The History of Cardenio", ma solo nel 1653 venne associata a Shakespeare da un editore scorretto e prodigo ai falsi.
L'opera dunque è un Theobald che fa il verso a Shakespeare, neanche riuscendo a capire come funzionino i meccanismi drammaturgici del Bardo (la struttura delle sue commedie presenta sempre due intrecci incatenati, qui ce ne è solo uno e molto banale, tanto per dirne una); la versificazione, poi, è deprimente per faciloneria e stupidità.
In definitiva, un apocrifo shakespeariano che l'appassionato potrà trovare interessante; ma se volete leggere qualcosa di Shakespeare, dirigetevi verso altro.
Anonimo - 31/07/2011 17:40