Il film "A farewell to beat" racconta il viaggio di Fernanda Pivano che torna in America, nei luoghi a lei cari, per ritrovare gli amici di una vita. Molti non ci sono più, come Ginsberg, Kerouac e come Ernest Hemingway, di cui la Pivano visita la tomba per la prima volta. Qualcuno ha resistito, come Lawrence Ferlinghetti, qualcuno si è aggiunto come Jay Mclnerney, Barry Gifford, Bret Easton Ellis, scrittori delle nuove generazioni per cui Fernanda è diventata un mito. E un viaggio melanconico e intenso: le memorie di una donna sopravvissuta ai suoi eroi e ai suoi ideali si rianimano al contatto con il paesaggio americano. Nel passo, negli occhi, nella voce di Fernanda si ritrova la forza di una fede mai spenta nella letteratura e nella poesia. Con Fernanda Pivano e in ordine di apparizione: Marco Paolini, Luciano Ligabue, Valerio Mastandrea, Dori Ghezzi, la PFM, Lawrence Ferlinghetti, Barry Gifford, Jay Mclnerney, Bret Easton Ellis, Erica Jong. Nel libro in allegato "Un po' di emozioni", Fernanda Pivano prende spunto dal viaggio in America realizzato per "A farewell to beat" e parla liberamente della sua vita e delle sue emozioni. L'infanzia a Genova, le immagini della sua adolescenza privilegiata e quelle della sua bohème spericolata. Le pagine sulle tombe degli amici scomparsi sono l'esempio del suo modo di scrivere con leggerezza e passione delle emozioni che hanno accompagnato la sua vita, sempre vissuta nel segno dell'utopia libertaria e pacifista.
La nostra recensione
E' morta la voce italiana della letteratura americana. È morta Fernanda Pivano, più ancora che scrittrice, letterata, saggista, l'interprete (nel senso più vasto della parola) di tutto ciò che di importante sfornavano le menti più attive e controcorrente della cultura d'Oltreoceno. Fu lei a far conoscere all'Italia del Dopoguerra pietre miliari come l'antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner: tutti i suoi libri. Ma il nome della Pivano è e rimarrà sempre indissolubilmente legato al decennio successivo, quello della Beat generation di Kerouak, Corso e Ferlinghetti, e soprattutto del lisergico Jukebox all'idrogeno di Allen Ginsberg, da lei tradotto e portato in Italia. Dagli anni Sessanta in poi, la traduttrice divenuta ormai la nostra massima esperta di letteratura americana, tornerà a occuparsi più volte del Beat, con saggi e prefazioni che ne hanno fatto anche in parte la storia. Una donna affascinante fin da giovanissima: per due volte, racconta Lajolo ne "Il vizio assurdo", Cesare Pavese le chiese di diventare sua moglie, ma lei rifiutò: il suo compagno di una vita è stato Ettore Sottsass, architetto di fama planetaria, morto solo due anni fa.
Antonella Sbriccoli, 18-08-2009