Il segreto delle ¿Feste galanti¿, che Paul Verlaine pubblicò venticinquenne nel 1869, prima che nascesse la travolgente amicizia con Rimbaud, risiede nel sapiente equilibrio tra spontaneità e artificio, tra libero gioco e incantesimo, tra naturalezza elegante e ricerca di effetti sorprendenti. «È forse questo il libro maggiore di Verlaine, certamente quello che più degli altri apre il Moderno» scrive il poeta Cesare Viviani, che ha curato e magistralmente tradotto questa edizione. «La costruzione del gioco d¿amore, il compimento del rituale ¿ l¿immersione nei particolari (trucco, vestiti, oggetti), nelle mosse, nelle tappe del percorso allusivo, il risalto vivido della scena, il montaggio trasparente e serrato dei dialoghi, dove ogni battuta scandisce una manovra necessaria del corteggiamento ¿ ogni cosa propone quell¿attenzione, settecentesca, alla composizione, al rispetto del dato e del reperto, dove il codificato moltiplica vertiginosamente le sue valenze». E, nella ¿Buona Canzone¿, l¿incanto sospeso delle ¿Feste¿ cede all¿accensione e ai turbamenti dell¿amore, al «dolce male che si patisce amando».