Foreste. L'ombra della civiltà

"L'ordine delle cose umane procedette: che prima furono le selve, dopo i tuguri, quindi i villaggi, appresso le città, finalmente l'accademie": queste parole della "Scienza Nuova" di Vico indicano la traccia lungo la quale si snoda "Foreste".
Sulla scorta del dramma ecologico che investe ormai l'intero pianeta emerge una questione di vitale importanza: le foreste non sono solo 'ciò che stiamo distruggendo', ma sono altresì 'ciò da cui veniamo'.
Scrive Harrison: "Le istituzioni che governano l'Occidente - la religione, la famiglia, il diritto, la città - sono nate in opposizione alle foreste, che sotto questo aspetto sono state, fin dall'inizio, le prime e ultime vittime dell'espansione della civiltà".
Conquistare una radura che spalanchi il cielo sopra il suo capo e costruire in essa una casa sono stati i primi gesti della 'civiltà' dell'uomo. Se oggi abbiamo dimenticato di vivere in una radura, è solo perché il suo centro, il luogo in cui ci troviamo, è ormai infinitamente lontano dai suoi confini.
Ma il margine ombroso della foresta non ha definito solo i limiti della civiltà e delle istituzioni: ha influito in maniera determinante sull'immaginario. Attraverso un'indagine sorprendente e anticonvenzionale, a tratti coraggiosamente provocatoria, emergono - dal mondo del mito, dalla fiaba e delle leggende popolari, ma anche dai capolavori di Dante e Shakespeare, Rousseau e Baudelaire, Wordsworth e Leopardi - la profondità e la tenacia di un vincolo che non si è mai spezzato. Seguendo queste affascinanti indicazioni, "Foreste" ci restituisce una mappa inedita della storia dell'umanità e dei nessi costanti che ne regolano l'attività materiale e spirituale.

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