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«Gianna» e «Neri»: vita e morte di due partigiani comunisti. Storia di un «tradimento» tra la fucilazione di Mussolini e l'oro di Dongo. Nuova ediz. - Franco Giannantoni
«Gianna» e «Neri»: vita e morte di due partigiani comunisti. Storia di un «tradimento» tra la fucilazione di Mussolini e l'oro di Dongo. Nuova ediz. - Franco Giannantoni

«Gianna» e «Neri»: vita e morte di due partigiani comunisti. Storia di un «tradimento» tra la fucilazione di Mussolini e l'oro di Dongo. Nuova ediz.

Franco Giannantoni
pubblicato da Mursia (Gruppo Editoriale)

Prezzo online:
25,00
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente
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Storia di un «tradimento» tra la fucilazione di Mussolini e l'oro di Dongo. L'omicidio di due partigiani comunisti, la morte di Mussolini, l'oro di Dongo: una delle pagine più oscure della storia della Resistenza. Fondatore della 52a Brigata partigiana «il capitano Neri» è un comunista da sempre sospetto alle gerarchie del Pci milanese e al Comando regionale delle Divisioni Garibaldi. Arrestato dalla Brigata Nera sul lago di Como nel gennaio del 1945 con Giuseppina Tuissi, la staffetta «Gianna», riesce a fuggire ma, accusato di tradimento, viene condannato a morte con la compagna di lotta da un tribunale partigiano. Reintegrato nella «sua» brigata, è fra i protagonisti della cattura e della morte di Mussolini, sventa il tentativo di consegnare il Duce agli Alleati, cura l'inventario del «tesoro» di Dongo, è testimone infine della decisione di Pietro Terzi «Francesco», commissario di guerra del Pci, di fucilare Mussolini e la Petacci. I due cadono a Giulino di Mezzegra per mano di Michele Moretti «Pietro Gatti», di Walter Audisio «colonnello Valerio» e di Luigi Canali che esploderà i due colpi di grazia. Il 7 maggio 1945 «il capitano Neri» scompare a Como: ucciso perché conosceva troppi fatti scomodi o perché in dissenso con i vertici del Pci? «Gianna» ne seguirà la sorte un mese dopo. (Con inserimento fotografico)

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