Giovanni e Giancarlo, due fratelli, si ritrovano dopo tanto tempo. Da ragazzi erano amici per la pelle, tutto insieme: giochi, compagni, complicità in ogni momento, in ogni occasione, contro tutti. Da adulti però qualcosa è cambiato. Qualche banale dissapore, poi l'orgoglio, il carattere, il lavoro, amicizie diverse e il tempo che passa veloce hanno creato un solco grande fatto di niente. Forse anche la crisi mistica di Giovanni che a Giancarlo dà un senso di estraneità e lo rende diffidente e sospettoso. Odio e amore si confondono in Giancarlo in un turbinio di sentimenti contrastanti. No, odio no: più che odio, un risentimento cronico, dovuto al fatto che, malgrado tutto, il suo "fratellino maggiore" sa quantomeno mostrare la capacità, detestata e adorata, di infondergli una serenità del cuore che egli da solo non saprebbe trovare da nessuna parte. Tante volte Giancarlo ha provato rabbia verso se stesso, verso la vita che conduce conformandosi a valori che in fondo gli sono estranei. Ecco perché la ritrovata dimestichezza con Giovanni lo scuote nel profondo, al punto da attrarlo verso quella fede religiosa a cui il "fratellino maggiore" si era da tempo consacrato. Alla fine il suo cammino verso la conversione si accelera con la malattia e la morte di Giovanni, e suscita in lui il bisogno di comunicare ad altri l'esperienza spirituale così drammaticamente vissuta. Un bisogno che l'ha indotto a scrivere questa commovente testimonianza.