"Gita al faro" (1927) è il ritratto corale della famiglia Ramsay che ogni estate ospita diversi amici su un'isola delle Ebridi. Virginia Woolf sembra avere una lente di ingrandimento con la quale osserva ognuno di loro, con il suo flusso continuo di pensieri, immagini, ricordi, associazioni, aspettative, paure. Una narrazione dotata di una sinestesia percettiva, un procedere ambivalente tra la fredda razionalità dell'analisi e la visione più intuitiva, e forse più femminile, della sintesi, un ampliamento di coscienza che si potrebbe definire quasi una danza tra i due emisferi cerebrali. Traduzione e lettura ad alta voce: Laura Pierantoni.
Adeline Virginia Woolf è nata a Londra il 25 gennaio 1882 da due genitori che sono l'uno l'opposto dell'altro: il padre Sir Leslie Stephen è un autore mentre la madre Julia Prinsep-Stephen una bellissima modella. A differenza dei fratelli maschi che hanno l'opportunità di frequentare la scuola e in seguito l'Università di Cambridge, per la giovane Virginia spetta solo – come alla sorella – l'istruzione in casa. Nonostante questo, a soli venti anni Virginia Stephen diventa una scrittrice molto apprezzata e stimata,