Esiste dolore più grande per un genitore, che sopravvivere al proprio figlio? No. In particolar modo quando un figlio sceglie di togliersi la vita. Come è possibile andare avanti, trovare la forza di rialzarsi e gli stimoli per affrontare un quotidiano ormai privo di senso? Prova a raccontarcelo un padre che ha sperimentato questa sofferenza sulla propria pelle, congiunta a quella di una separazione dalla moglie consumatasi a ridosso della tragedia, dopo 23 anni di matrimonio. L'idea di fissare per l'eternità, in un libro, il ricordo di Giuseppe, un ragazzo tormentato, con enormi dubbi sulla sua identità sessuale, dà a El Grinta, pseudonimo scelto dall'autore, la morfina necessaria a lenire l'angoscia di un'esistenza diventata improvvisamente piena di afflizione. Questo progetto, il desiderio d'innalzare ad imperitura memoria del figlio una meravigliosa Cappella al cimitero, e la fede in Dio, gli indicheranno un percorso di redenzione durissimo, ma possibile.