I saggi raccolti nel presente volume risalgono al periodo 1971- 1977, anni in cui gli esponenti più rappresentativi dello strutturalismo francese, di cui Tzvetan Todorov fa parte, si sono ormai avviati in direzioni di ricerca distinte e alquanto diversificate anche sotto il profilo metodologico. Insieme con "Teoria del simbolo" (1977; trad. it. 1991) e "Simbolismo e interpretazione" (1978; trad. it. 1986), "I generi del discorso" costituisce una sorta di trittico, di cui rappresenta il momento teorico- pratico. Todorov riprende una nozione consacrata dalla tradizione letteraria, quella di 'genere', rivoluzionandola: i generi, che attengono alle proprietà fondamentali del discorso, trascendono la separazione storica e culturale fra ciò che chiamiamo letteratura e ciò che letteratura non è. Così l'analisi di Todorov può passare senza alcuna remora dai testi di Stendhal, Constant, Baudelaire, Rimbaud, Dostoevskij, Novalis, James, Conrad, Poe, agli indovinelli e ai giochi di parole. I saggi sono ripartiti in quattro sezioni: la prima di carattere più esplicitamente teorico, in cui Todorov discute i concetti di 'letteratura', 'discorso', 'genere'; la seconda dedicata ai due principali generi di discorso, quello poetico e quello narrativo; la terza alla lettura di opere letterarie specifiche; la quarta a forme di discorso non strettamente letterario: la 'formula magica', l'indovinello, il motto di spirito, il gioco di parole. Accomuna questi studi l'andirivieni dall'esame puntualissimo dei testi alla dimensione teorica. "I generi del discorso" rappresenta inoltre l'ultima testimonianza dello strutturalismo todoroviano: con la fine degli anni Settanta l'autore si è infatti indirizzato piuttosto verso la storia delle idee e la riflessione sul contatto fra culture, recuperando una dimensione più esplicitamente ideologica.