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Il bambino di Salisburgo

Edgarda Ferri
pubblicato da Solferino

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Un bambino come tanti: silenzioso, non bello, con grandi occhi pieni di domande. Una città fredda, Salisburgo. La casa di un maestro di musica impiegato alla corte dell'arcivescovo, Leopold Mozart. Il giorno in cui le dita del bambino incontrano i tasti di un pianoforte, tutto cambia. Questa è la storia di un talento precoce, i cui contorni appaiono talmente trascendenti da imporre a tutta la famiglia una missione: coltivarlo e alimentarlo. Ma è anche la storia di una vita travolta da quel talento, perché dal momento in cui il mondo si accorge di lui, Wolfgang Amadeus Mozart non avrà più pace. Assieme al padre, trasformatosi in severo impresario, comincia a viaggiare per le corti d'Europa - da Vienna a Parigi, da Roma a Londra - per esibirsi e per mettere a profitto il suo dono. Per farlo dovrà però rinunciare alla spensieratezza, alle amicizie, agli amori e persino alla salute, mentre per restare nell'orbita della sua vita eccezionale coloro che lo amano, come la sorella Nannerl e la madre Anna, si sacrificheranno fino ad annullarsi. Edgarda Ferri affronta la vita di Mozart dall'originale prospettiva dell'infanzia, dal cuore del rapporto esclusivo e tossico tra lui e Leopold; scrive così, in controluce, la storia di ogni padre e di ogni figlio. Questo viaggio senza sosta sulle strade dell'Europa del Settecento è infatti anche un viaggio nel cuore di un ragazzo e di una famiglia e queste pagine generose, che restituiscono colori, sapori, odori di un'epoca di sfarzo e miserie, ci parlano di noi: nell'universalità degli entusiasmi e delle malinconie di Wolfgang bambino, nella sua tensione tra fedeltà filiale e voglia di libertà, nel suo desiderio di grandezza che è un volto dell'umanissima, eterna voglia di essere felici.

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Il bambino di Salisburgo renzo.montagnoli1

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voto 5 su 5 Mi è venuta improvvisa la voglia di citare la Divina Commedia, laddove, nel Purgatorio, Virgilio si rivolge a Catone lUticense presentandogli Dante e gli dice Libertà va cercando, chè sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta con riferimento al suicidio del politico romano, un atto estremo per non incappare nellumiliazione di chiedere la grazia a Giulio Cesare. Viene logico chiedersi che relazione ci sia fra un personaggio vissuto nel primo secolo avanti Cristo e il grande musicista austriaco che consumò la sua breve esistenza nella seconda metà del diciottesimo secolo. Una risposta esauriente si può trovare nella bellissima biografia scritta da Edgarda Ferri, che evidenzia lirrefrenabile desiderio del compositore salisburghese di essere finalmente libero di condurre la propria esistenza, senza la presenza oppressiva del padre che, con continui ricatti, gli impose di vivere secondo il suo punto di vista, incurante delle legittime aspirazioni del figlio. A differenza di Catone Mozart non si suicidò, ma di certo, unitamente alla circostanza che si era appannato con la maggiore età il mito del bambino prodigio, aveva finito per condurre unesistenza grigia e senza soddisfazioni, comportandosi come un fallito anche se non lo era e non accettando quella normalità che non gli era mai stata propria. Per dirla in breve non si suicidò, ma nulla fece per vivere. Il libro è bello, sotto ogni aspetto, la narrazione di Edgarda Ferri è puntuale e precisa, nulla le sfugge di una vita così intensa quale è stata quella di Mozart durante linfanzia; descrive bene i personaggi, soprattutto Leopold Mozart, il padre padrone del piccolo genio, un uomo che vede nel figlio quella possibilità di successo e di fama da lui sempre agognati e mai raggiunti. La brama di arrivare incombe continuamente sul piccolo Mozart, escludendo perfino la sorella Nannerl, che pure avrebbe avuto grandi possibilità di affermarsi con il suo talento musicale. Le descrizioni dei viaggi, gli incontri con i reali dellepoca, la felicità infantile di Amadeus che con il trascorrere degli anni, raggiunta la maggiore età, si trasforma in insoddisfazione, stante la pressione paterna, lincapacità del giovane di sottrarsi a questo vincolo opprimente, il declino fra ristrettezze tali che, da morto, finirà in una fossa comune, sono descritti mirabilmente e con una vena di compassione per un uomo a cui non fu permesso di vivere normalmente. Secondo me Mozart è stato il più grande compositore di tutti i tempi, un compositore universale, stante la sua grandezza nella musica classica, in quella sacra, in quella sinfonica e in quella operistica, ma è stato anche e soprattutto un essere umano che ha cercato sempre, senza mai ottenerla, un po di libertà. Da leggere, più che un consiglio è una raccomandazione.

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