Al di là dei maestri del racconto onirico Thomas De Quincey e Lautréamont, "è come se Voltaire rifacesse Candide con l'aiuto di Freud e Cocteau": così ha scritto un critico americano di questo romanzo di Susan Sontag, ebreo-americana per nascita ed educazione ma di formazione e gusto culturali europei. Tra meditazioni filosofiche, dissertazioni parascientifiche, pause surreleastico- mondane a un livello di grande raffinatezza, le cose sognate, pensate, fantasticate dal protagonista-scandalo, Hippolyte, assumono una realtà propria, una consistenza quasi fisica e rivelano a volte una faccia insospettata, d'un sadomasochismo "bianco", arioso come un passo di danza. Il racconto diventa rappresentazione visiva, i personaggi sono apparizioni, figure di sogno e vita che nemmeno la morte può distruggere.