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Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.
Passano sempre circa dieci anni tra un suo romanzo e l’altro; ma ogni uscita è un evento editoriale che lascia il segno. Era stato così per lo strepitoso esordio di Dio di illusioni e per il successivo Il piccolo amico e ora con Il cardellino, premiato con il Pulitzer negli USA, Donna Tartt si conferma una delle più convincenti, vitali, esuberanti e sensibili scrittrici contemporanee. Questo suo ultimo romanzo è una straordinaria avventura dello spirito, tutta giocata sul limite estremo, sul confine impercettibile tra sogno e realtà, verità e menzogna, ricordo e oblio con un protagonista, Theo Decker, che trascorre i suoi intensi anni di formazione sempre in bilico, sospeso tra l’attentato terroristico che ha sconvolto la sua vita e il tentativo di vivere, a volte anche senza emozioni e solo per inerzia. Un romanzo dalla forza espressiva dirompente che nonostante la lunghezza scivola via, trascina anzi il lettore in una specie di inseguimento senza sosta, esaltante e palpitante, grazie a una scrittura fluida e ironica, nel senso più etimologico e “socratico” del termine, quello di una scrittura che dissimula per svelare. Tartt, infatti, sa fare in modo quasi inafferrabile, tanto è perfetto, il vero mestiere di scrittore, quella capacità di osservare attentamente e di cogliere nei piccoli dettagli della vita, nelle sfumature emotive e caratteriali quello che non accademicamente possiamo pur sempre chiamare Bellezza e Verità. Quanto poi questi concetti astratti possano agire concretamente nel racconto delle vicende di un giovane “avventuriero solitario” che si misura di volta in volta con i turbamenti esplosivi dell’adolescenza o con il mondo contorto degli adulti, ecco questo è il mestiere di Donna Tartt: saperlo descrivere e raccontare nel suo stile raffinato eppure mai elitario, sempre pronto a infilarsi in digressioni e storie quanto mai coinvolgenti, che ci restituiscono personaggi indimenticabili. Tartt ha cioè la capacità di fare letteratura come si faceva un paio di secoli fa: mostrarci come funziona il mondo, smascherare quello che non va, rendere comprensibili le cose in sé e il loro contrario, insomma Donna Tartt sa mostrarci i sentimenti, le inquietudini, le ambiguità del giorno d’oggi.
Antonio Strepparola
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