Nella prima dell'opera l'autore dimostra che Giorgione non รจ stato il gigante artistico, perno degli impulsi successivi, come vuole la storiografia, ma piuttosto un costrutto, un'invenzione nata nei secoli XVI/XVII: discute, dunque, il "mito Giorgione". Nella seconda parte, l'autore analizza una serie di quadri di piccole e medie dimensioni del primo Cinquecento, realizzati da vari autori, tra cui Giorgio da Castelfranco, Lorenzo Lotto e altri, espressione dell'ultima fioritura di una tradizione artistica precedente, della fine del XV secolo, che affonda le sue radici sia nella Feinmalerei tedesca sia nella pittura di corte nord-italiana: discute, quindi, del "gruppo Giorgione". In questa prospettiva, si definiscono il senso e il significato contestuale delle opere del gruppo (tra cui la Tempesta e i Tre filosofi), soprattutto ricostruendo il punto di vista dello spettatore.