Il correttore di bozze è un uomo di mezza età, solitario, un innocuo forzato della lettura, imprigionato nelle forme dei testi, obbligato a trovare gli errori come un segugio, a leggere quello che detesta. La pagina, la realtà, gli è ostile, con le mutazioni capricciose della lingua, i cambiamenti del gusto dei lettori, le imposizioni dell'industria culturale. Le vanità degli autori che si prostituiscono, e gli appetiti perversi dei loro clienti che li mantengono. Un giorno si imbatte in un nuovo racconto da correggere. Gli sembra strano e per quanto si sforzi non riesce a raddrizzarne l'invincibile ambiguità: Lucilla, signora benestante e non più giovane, mentre fa la spesa è adescata da un provocante ragazzo, un gigolo a cui cede e da quell'atto inizia per lei un incubo nero e violento. Ma chi la perseguita? A cosa mira? L'intreccio non è chiaro per il correttore, ci si perde, e nemmeno più gli è chiaro se la trappola è tesa a Lucilla, al lettore, a lui stesso. Egli cerca di entrare nella storia, di sfuggire al complotto, perché da dentro il racconto qualcuno gli parla, lo minaccia, lo ricatta. "Il correttore di bozze" è una metamorfosi, un racconto doppio tra la parabola e l'horror, in cui Francesco Recami, al suo secondo romanzo, sperimenta con una narrativa dell'enigma e dell'ossessione, in cui il pensiero si smarrisce nella pagina scritta, e fissa lo sguardo sui nostri quotidiani inferni mentali.
L'idea che propone questo romanzo è affascinante e molto coinvolgente: un correttore di bozze, mestiere un po' desueto, ci mostra il backstage della pubblicazione di un libro, proponendoci errori, refusi, abissi di ignoranza e incompetenza che stanno dietro a tente operazioni editoriali. Alcune pagine del libro sono gustose e preziose per ogni lettore forte, ma, malgrado la grande perizia linguistica, la capacità di giocare con il lessico, la approfondita conoscenza sintattico grammaticale che sembra far difetto a tanti scrittori, anche affermati e di cui l'autore fa sfoggio, il romanzo alla fine risulta irrisolto e l'intreccio subisce una involuzione, soprattutto nella parte finale, che delude le aspettative.Molto azzeccata la descrizione del personaggio femminile, la capo redattrice di una importante casa editrice, supponente quanto incompetente, ma raccomandatissima! Molto bella comunque la copertina pensata dall'editore Sellerio!
Elisabetta Bolondi - 22/11/2007 20:55