Suicidarsi o partire per Cuba.
Giunto alla soglia dei cinquant'anni, Antonio si ritrova a un bivio. A spingerlo sull'orlo del baratro non è tanto una crisi di mezza età, non il timore di invecchiare o la certezza di aver varcato il confine che separa il tempo delle attese da quello dei rimpianti, quanto piuttosto l'incapacità di accettare di essere stato abbandonato dalla donna della sua vita.
Nonostante tutto, Antonio riesce a concedersi un'ultima chance: un viaggio a Cuba per staccare la spina e provare a ricominciare.
Ha inizio così un viaggio alla scoperta di una terra magica e della sua gente, ma anche un viaggio interiore che condurrà il protagonista alla riscoperta di sé.
Il rumore del tempo che passa è il racconto di un viaggio fisico, ma anche e soprattutto metaforico. È il racconto di un punto di rottura, di un dolore intollerabile, di un momento di sconforto a cui segue però un percorso di rinascita.
Il libro si legge bene, le pagine scorrono veloci narrando le vicende di Antonio, medico, che sta attraversando un periodo molto delicato e triste della sua vita. Il ritmo è abbastanza lento, la trama è lineare, caratteristiche positive, perché permettono al lettore di meditare sulle riflessioni, emozioni e stati danimo che ben vengono espressi; solo nella seconda parte dellopera si assiste ad una suddivisione della storia tra presente e passato. Lo stile è adeguato al contesto, direi essenziale, ma con terminologia corretta e precisa; riesce a far immedesimare nel protagonista arrivando ad esternare sensazioni intime e profonde. Il finale riserva un piccolo colpo di scena. Nel complesso un buon libro, soprattutto per chi si trova nelle stesse condizioni del protagonista, indipendentemente dal credo religioso.
Non ho trovato errori o refusi.
ettore.leandri - 06/08/2014 12:48