«In queste liriche le parole tracciano linee di tensione linguistica nell'estetica di un senso nascosto, ma evocativo. Si addentrano negli abissi dell'anima così come nella bellezza della natura, intercettano il dolore, i colori, gli odori e diventano produzione artistica. Esse, pur essendo ricche di significati sottesi, sono sempre dirette, assolutamente prive di ermetismi o metafore barocche. La narrazione poetica di Elisabetta Fioritti è pura, è semplice, ma potente. La musicalità del verso non è espressa formalmente, ma scaturisce dai contenuti. Il verso non si muove sottotraccia, ma è nudo e scoperto. Esso parla il linguaggio cenestesico dei sensi e noi che leggiamo avvertiamo dentro la nostra pelle il freddo, il caldo, mentre i nostri occhi sono abbagliati da "l'oceano di luce e di verde brughiera", le nostre orecchie percepiscono "il canto melodioso di uccelli in volo, lo sciabordio dei flutti".» (dalla prefazione di Bruno Brindisini)