Elmi e corazze di legionari si specchiano nel Tevere. L'Aquila e la Croce sulle insegne romane svettano al richiamo della battaglia. In prima fila, l'imperatore Costantino guida l'assalto dei suoi uomini, devastante. Il nemico è in fuga, ma il fragile ponte di legno non ne regge il peso. Non c'è via di scampo: le acque del fiume si tingono di rosso, chiudendosi su migliaia di cadaveri. È così che Costantino entra a Roma da trionfatore, con la testa del suo avversario Massenzio su una lancia. Ha realizzato l'ambizioso sogno di unificare il maledetto Impero. Ma a tenere tutto il mondo nelle proprie mani - mani che hanno impugnato la spada, mani sporche di sangue - si sta soli. E Costantino lo sa bene. La sua sete di potere lo ha spinto a calpestare chiunque, anche chi lo ama, dalla bellissima moglie Fausta al suo mentore Diocleziano, pagando un prezzo altissimo: la sua libertà. Perché nei palazzi del potere e sui campi di battaglia ogni alleanza può rivelarsi fatale e ogni combattimento essere l'ultimo. Simone Sarasso, con una scrittura che ha il ritmo e l'immediatezza del cinema, ripercorre l'epopea di Costantino il Grande e dà vita a un romanzo che cattura il lettore dalla prima all'ultima pagina. In cui la Storia non è mai stata così torbida e appassionante.
Per molto tempo sono stato attratto dalla copertina di questo libro e infine mi sono deciso a leggerlo dopo aver terminato unaltra opera dellautore, Aeneas La nascita di un eroe, che però ho apprezzato molto di più.
Invictus al contrario si è rivelato molto deludente. Innanzitutto è scritto con un linguaggio rozzo e grossolano, un linguaggio da taverna. La ricostruzione storica non è propriamente errata ma il modo in cui viene proposta rispecchia il linguaggio utilizzato, per cui lho trovata inverosimile ed elementare, spesso troppo semplicistica e carente, con diverse interpretazioni forzate.
Anche i personaggi sono presentati in maniera rozza e infantile, interpretati fin troppo liberamente e in maniera improbabile. La figura di Costantino, come quella di sua madre e dei suoi eredi, meritava di meglio. E lo stesso vale per Diocleziano, la cui figura viene ridicolizzata quando invece mantenne autorevolezza e rispetto anche dopo labdicazione. Fausta invece ha fatto la fine che meritava.
Non ho dato due stelle solo perché, tutto sommato, è un romanzo gradevole e la ricostruzione storica non è proprio terribile, per quanto riguarda la realtà cristiana ad esempio o in misura minore le campagne militari.
Comunque per chi cerca un romanzo storico sullimperatore Costantino consiglierei di gurdare altrove, pur non avendo molte opzioni (a quanto ho sentito anche Frediani non è stato molto corretto con questo imperatore e chi gli era vicino).
Alessandro - 08/09/2018 15:11