Le quarantaquattro poesie di questa raccolta sono accomunate tra loro dalla ricerca di luoghi o di simboli in grado di opporsi a quella che l'antropologo De Martino definiva la "crisi della presenza": dal tentativo di arrivare a dei ricordi passando per una via fittizia (Modesta Valenti); a quello di carteggiare la memoria come se fosse la parte di uno scafo che emerge dall'acqua (Opera morta); fino all'ultimo - vano - tentativo di sintesi tra l'amore come presenza e quello come mancanza, rappresentato qui dal dialogo tra un vuoto e la sua brocca.