Stati Uniti d'America, 1962. La schiavitù è di nuovo legale, i pochi ebrei sopravvissuti si nascondono dietro falsi nomi, la California è asservita al Giappone. Vent'anni prima l'Asse ha vinto la seconda guerra mondiale, e si è spartito l'America. Sul resto del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità razziale ariana ha soffocato ogni volontà o possibilità di riscatto. Nel loro settore degli Stati Uniti i giapponesi sono ossessionati dagli oggetti del folclore e della tradizione americana, che collezionano con avidità. Tra loro vi è l'antiquario collaborazionista con i suoi altolocati clienti, l'artigiano ebreo, la maestra di judo... In questo scenario due libri segnano il destino collettivo, influenzando scelte e comportamenti: un testo antico, il millenario "I Ching", l'oracolo della saggezza cinese che diffonde la spiritualità orientale nei costumi americani. E poi un romanzo moderno, un misterioso libro underground che minaccia di sovvertire l'ordine mondiale basato sul predominio assoluto dei vincitori. "L'uomo nell'alto castello" racconta la Storia e le sue possibilità, la realtà e le sue riscritture, lo scontro culturale tra Oriente e Occidente. Il romanzo è uno dei capolavori di Philip K. Dick, e una tappa fondamentale di quella rivoluzionaria definizione dell'immaginario contemporaneo che Dick ha avviato a partire dagli anni Cinquanta con i mezzi in apparenza 'poveri' della letteratura di genere.