Il libro traccia la parabola di un paese che nell'arco di solamente due secoli da piccolo e isolato divenne rapidamente la potenza dominante d'Europa e del mondo e altrettanto rapidamente decadde. La narrazione prende le mosse dal 1469, allorché il matrimonio dei "re cattolici" Ferdinando e Isabella unificò i regni di Castiglia e Aragona, per passare alla politica di "reconquista" dei territori iberici in mano musulmana, alla scoperta dell'America e al conseguente instaurarsi di un impero immenso, che vive la sua stagione d'oro nel pieno Cinquecento con i regni di Carlo V e di Filippo II, e vertiginosamente decade nel corso del Seicento.
Un testo che mi ha appassionato.
Unattenta analisi dellascesa e della caduta della Spagna imperiale, dalle sue origini tardo medievali allascesa dei Borbone. Indubbiamente le dinamiche attuali di questo straordinario paese appariranno più chiare dopo averlo letto.
Lautore tratta le singolari caratteristiche e lunione dei regni iberici, il regno dei Re Cattolici, la successione asburgica e i suoi vari sovrani, fino alla decadenza e allinizio della nuova epoca. Così come i rapporti tra il centro e le periferie della Spagna nel corso del tempo, la conquista e lorganizzazione del Nuovo Mondo, i vari confronti con lesterno...
Viene data molta attenzione alla situazione economica e sociale, a volte a discapito dei fatti storici veri e propri, i grandi eventi esposti in maniera leggermente superficiale. Vi sono anche dei brevi ma interessanti accenni alla cultura e allarte del periodo.
Da parte mia sono rimasto affascinato dalla Castiglia. Dalla sua storia, dal suo ruolo, dalle sue caratteristiche, ben esposte assieme alla mentalità del popolo castigliano, ciò che è stata la sua forza e che poi ne è diventata la debolezza.
Questo in un certo senso è il fulcro dellopera. Appare evidente in queste pagine: la Storia della Spagna imperiale è la storia della Castiglia.
Non dho tuttavia il punteggio pieno, per varie ragioni.
Sarebbe stato assai gradevole dare maggiore attenzione al fattore militare, così come spendere qualche parola sulla gestione degli altri territori dellimpero. Affrontare la Sicilia, la Sardegna, la Napoli o le Fiandre spagnole come i suoi domini nelle Americhe.
Ci sono un paio di termini non adeguatamente spiegati.
Ma il vero problema sono certi giudizi palesemente espressi secondo il metro di giudizio personale dellautore. Cosa che emerge, ad esempio, nel parlare dei limiti della politica dei Re Cattolici.
Si lascia andare a diversi commenti inopportuni e di parte. Presenta unevidente ostilità verso tutti i vari sovrani.
Tutto questo, la netta mancanza di obiettività, pesa notevolmente sulla lettura, che altrimenti sarebbe stata eccezionale.
Salvatore Alessandro Marsala - 17/07/2020 16:26