Nell'incipit di questo libro, la madre di Emanuele Trevi, allora bambino, riferendosi al padre pronuncia più volte un'istruzione enigmatica: «Lo sai com'è fatto». Per non perderlo (ad esempio fra le calli di Venezia, in una passeggiata dell'infanzia) occorre comprendere e accettare la legge della sua distrazione, della sua distanza. Il padre, Mario Trevi, celebree riservatissimo psicoanalista junghiano, per Emanuele è il mago, un guaritore di anime. Alla sua morte lascia un appartamento-studio che nessuno vuole acquistare, un antro ancora abitato da Psiche, dai vapori invisibili delle vite storte che per decenni ha lenito, raddrizzato. Il figlio decide di farne casa propria, di trasferirsi nella sua aura inquieta e feconda, e così prova a sciogliere (o ad approfondire?) l'enigma del padre. Muovendosi nel suo mutevole territorio ¿ fra autobiografia, riflessione sul senso dei rapporti e dell'esistenza, storia culturale del Novecento ¿ Emanuele Trevi ci offre il suo romanzo più personale, più commovente, più ironico (e perfino umoristico): una discesa negli inferi e nella psicosi, una scala che avvicina i vivi e i morti, i savi e i pazzi. Perché ogni vita nasconde una luce, se la si sa stanare; e i gesti e le parole più semplici rimandano alla trama sottile dell'essere, se li si sa ascoltare, se si sa lasciarli accadere.
Emanuele Trevi, figlio di genitori psicoterapeuti, ha fatto il suo ingresso nel mondo della scrittura nel 2003 con il romanzo "I cani del nulla", pubblicato da Einaudi. Direttore creativo alla Fazi editore e curatore di diverse opere, ha anche collaborato alla pubblicazione di scritti di autori come Giacomo Leopardi, Emilio Salgari, John Fante e altri.
La sua carriera letteraria è stata contrassegnata da numerosi successi, tra cui la nomination al Premio Strega nel 2012 con "Qualcosa di scritto", che ha ottenuto anche il Premio Boccaccio. Ha