Tre sorelle occupano tre appartamenti di un palazzo nobiliare, un tempo tutto loro, nell'antico quartiere Castello di Cagliari. La maggiore, Noemi, sogna gli splendori perduti e tenta di ricostruirli con avarizia e puntiglio, mentre la seconda, Maddalena, sposata a Salvatore, sogna un figlio che non vuole venire, e l'ultima, detta "contessa di ricotta" perché ha le mani e il cuore di ricotta, sogna l'amore. E lei la sola ad avere un figlio, Carlino, indecifrabile terremoto e squisito pianista. Intorno alla famiglia e alle sue tenaci illusioni, ci sono personaggi più solidi, più concreti, ma non meno sfuggenti, perché, dopotutto, solo le illusioni non fuggono: la vecchia tata, l'ombroso vicino, il pastore Elias.
La nostra recensione
Anche quest'anno Milena Agus ci delizia con la sua scrittura romantica. Ne La contessa di ricotta si dipana la storia di tre sorelle, tre contesse, cadute, potremmo dire, in disgrazia. Nulla a che vedere con la ricchezza e la nobiltà di quando "il re si rifugiò in Sardegna per l'arrivo in Piemonte dei francesi". La loro quotidianità è fatta ora dell'antico palazzo quasi in rovina nel quartiere Castello di Cagliari. Le contessine sono tre donne profondamente diverse tra loro, che incarnano tipologie femminili differenti: Noemi con la sua visione sistemica delle cose; Maddalena con il suo ventre vuoto; la contessa di ricotta e il suo rannicchiarsi a palla nel letto quando qualcosa non va come dovrebbe. A far da contorno vari personaggi. La tata che visse la disperazione della loro madre: "Ma come si fa a vivere così, prima disperati per la troppa sfortuna e poi ugualmente disperati per la troppa fortuna?". Una zingara che "come tutte le zingare Angelica legge il futuro. Predice che la contessa volerà. (...) e che Maddalena avrà un figlio". Poi il vicino di casa ed Elias. Uno sognato e amato dalla contessa di ricotta, l'altro da Noemi. Ma qualcuno non è fatto per amare.
Ancora di amore ci parla la Agus. Ed è bravissima a farci vivere le atmosfere di una Cagliari che si snoda tra le vie cittadine e il mare. "La mattina presto, soprattutto quando non c'è nessuno e i giorni prima è piovuto o è tirato vento di maestrale, tutto è nitido e i colori sono accesi, c'è un buonissimo profumo di pesce fresco e l'aria ha l'allegria (...) delle vacanze". Come un marchio di fabbrica, anche qui le espressioni dialettali colorano il linguaggio e vivacizzano il racconto, ancorandolo alla terra in cui è radicato. Valeria Merlini
Una parentesi breve e graziosa che, tuttavia, lascia il tempo che trova.
La contessa di ricotta
Anonimo - 05/02/2010 15:50
1/
5
Di gran lunga peggiore rispetto a "Mal di pietre". Linguaggio troppo troppo semplice, sintassi a volte errata che crea confusione nella lettura. La storia è poco articolata, poco interessante. Adatto a stranieri che vogliono imparare l'italiano e leggere un libro semplice, nella trama e nel lessico.
La contessa di ricotta
Anonimo - 30/12/2009 14:23
1/
5
A me è piaciuto, però ho una domanda da fare: io non so bene l'italiano, e cosi' non so se le espressioni scritte in corsivo siano in dialetto sardo, oppure qualcos'altro, per esempio, linguaggo parlato non so quanti anni fa, o linguaggio personale dei personaggi. Qualcuno mi sa dire?
La contessa di ricotta
Anonimo - 04/11/2009 12:31
2/
5
L'ho letto d'un fiato, ho riso, mi ha stupito l'intensità delle parole in così poche pagine, leggero come la ricotta...
Anonimo - 30/03/2010 10:09
Anonimo - 05/02/2010 15:50
Anonimo - 30/12/2009 14:23
Anonimo - 04/11/2009 12:31