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La persuasione e la retorica - Carlo Michelstaedter
La persuasione e la retorica - Carlo Michelstaedter

La persuasione e la retorica

Carlo Michelstaedter
pubblicato da Adelphi

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"Carlo Michelstaedter traversò la vita con incauta rapidità: prese a pretesto una tesi di laurea per dare voce a una sua desolata certezza: stabilì, all'interno del suo ragionare, un filo tra Parmenide e una corrosiva critica della società che lo circondava: infine, nell'ottobre 1910, a ventitré anni, si uccise con un colpo di rivoltella. Percorso che ricorda quello di Otto Weininger, per l'intensità rovente dell'esperienza, per la tematica, per gli anni in cui si svolge. ""La persuasione e la rettorica"" doveva essere la tesi di laurea di un brillante studente goriziano a Firenze su questi due concetti in Platone e Aristotele. Divenne un testo anche formalmente inclassificabile, dove le due parole del titolo assumono significati del tutto peculiari. ""Persuasione"" è il tentativo, sempre vanificato della manchevolezza irriducibile della vita, di giungere al possesso di se stessi: ""Persuaso è chi ha in sé la sua vita"". ""Rettorica"" è l'apparato di parole, di gesti, di istituzioni, con cui viene occultata l'impossibilità di giungere alla ""persuasione"". Isolato nell'Italia del suo tempo, fedele all'ombra di Schopenhauer, Michelstaedter raggiunse in questo suo scritto la concentrazione vibrante che è data ai grandi precoci: ""Ogni suo attimo è un secolo della vita degli altri, - finché egli 'faccia di sé stesso fiamma' e giunga a consistere nell'ultimo presente""."

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Generi Psicologia e Filosofia » Filosofia occidentale e Storia della filosofia » Filosofia occidentale: dal 1900

Editore Adelphi

Collana Piccola biblioteca Adelphi

Formato Brossura

Pubblicato 22/02/1982

Pagine 214

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788845904929

Curatore S. Campailla

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La persuasione e la retorica drzava

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voto 5 su 5 "...di se stesso / in punto faccia fiamma..." Questo inciso racchiude l'intera parabola esistenziale e filosofica di Michelstaedter. Una vita breve, conclusasi tragicamente, contrassegnata da un anelito non comune all'infinito. Ne La Persuasione e la Rettorica, tesi per una laurea mai conseguita, il Goriziano erige un poderoso sistema filosofico tributario non tanto della temperie culturale del suo tempo, quanto del mondo ellenico e del miglior Nietzsche. Molto, troppo si è detto in merito al Michelstaedter 'poeta della depressione', 'nichilista disperato', più girando intorno all'episodio-suggello del suicidio che approfondendone il pensiero, cui rimase coerente fino alla fine; poco o nulla è stato scritto del suo 'eroico furore', della sua ricerca di una vita piena, di un sì assoluto, conformemente agli insegnamenti di Zarathustra e di quei Greci che tanto amò, al punto di arrivare a condensare nella sua opera intermezzi in greco antico calat con nonchalance estrema nel flusso di una lingua italiana secca, incisiva, quasi guerrafondaia nei suoi intenti. D'altra parte, Michelstaedter non scriveva in greco: pensava in greco. Il suo sistema, assolutamente 'originale', si traduce in un no assoluto scaturente da una assoluta affermazione: è la vita che il giovane filosofo canta in queste pagine, una vita cercata con tutto se stesso e mai trovata, mai assaporata appieno, travolto com'era dal disgusto di un mondo di cui avvertiva tutto il carico di ipocrisia, la malattia morale che lo ammorbava. Un peso intollerabile per chi, come lui, nel vivere cercava con tutto se stesso non i kallopísmata órphnes, gli 'ornamenti dell'oscurità' tanto stigmatizzati - e cari, invece, ai 'rettorici' del quieto vivere -, bensì la 'persuasione', la professione del vero di chi, come i grandi riformatori dell'umanità (da Parmenide a Eraclito, da Empedocle e Pitagora a Socrate, a Platone), la vita la ha in sé, senza necessità di agitarsi a mo' di atomo impazzito in cerca di false verità prefabbricate da abbrancare disperatamente nella follia di un'esistenza scissa da sé.

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