Se è possibile un essere fuori più del tredicesimo commensale (il reietto), la "quattordicesima commensale" è il compendio vero di una vita "fuori". La vita è quella di Franca Bellisai, figura di esclusioni e inappartenenze ma in costante ricerca di appartenenze e inclusioni: ideologiche e affettive. Dentro la lotta armata vorrebbe stare la giovane studentessa negli anni Settanta, e in prima linea, come il compagno di vita Vittorio Rullo. Dentro la riorganizzazione del movimento vorrebbe stare la fuggiasca in Francia, la palpitazione e le attese per due borsoni pesanti di contante, proibita eredità di Vittorio morto in uno scontro con la polizia... Romanzo d'esordio, "La quattordicesima commensale" ha vinto il Premio Calvino 2003.
Brutto. Personaggi privi di spessore, la cui poco sondata psicologia viene annientata ancor di più dall'utilizzo smodato del discorso indiretto. Si passa da pagine inutilmente lunghe, perlopiù infarcite della solita reclame turistica sarda (patetica la pagina dedicata alla ricetta del pane frattau) a salti temporali che infondono uno sgradevole senso di fretta. Pessimi i passaggi di punti di vista. Sarebbe stato meglio vivere la storia unicamente con gli occhi della protagonista, non passare improvvisamente (e inutilmente e solo per pochi capoversi) al punto di vista del medico o peggio ancora riportare un intero capitolo vissuto dall'amico conterraneo in carcere. Qua e là si trovano poi nozioni geografiche palesemente infilate per far vedere che "qualcosa dei posti di cui parlo me lo sono andato a cercare nelle enciclopedie". Una volta terminato, non lascia nemmeno uno spunto per cui parlarne.
La quattordicesima commensale
Maristella - 03/03/2007 21:41
3/
5
Se è possibile un essere fuori piu' del tredicesimo commensale, la "quattordicesima commensale" è il compendio vero di una vita "fuori".
Queste le parole della prefazione del libro di Gianni Marilotti, nel suo romanzo d'esordio, unico scrittore sardo ammesso alle finali e scelto tra le centinaia di lavori in concorso, come vincitore del Premio Calvino 2003.
Con una prosa asciutta ma efficace, dura ed incalzante, che assume in certi momenti i connotati del "giallo d'azione", il libro narra la storia di Franca Bellisai, studentessa barbaricina che, trasferitasi a Torino dopo la morte del padre (siamo nel 1982 verso la fine degli anni di piombo), intrattiene rapporti con le frange estremiste della sinistra ed in particolare con la brigata "Tullio Pedrini". Qui, si lega a Vittorio Rullo, esponente di spicco di tale nucleo combattente e con lui tenta la fuga in Francia, ma Vittorio muore durante un conflitto a fuoco con la Polizia, lasciando Franca in possesso di una ingente somma di denaro, frutto di rapine e furti effettuati per sovvenzionare la lotta armata.
Da questo monento, l'inquieta vita di Franca, si snoda negli anni ,attraversando differenti realtà, tra cui quelle dei paesi in via di sviluppo, in una ricerca continua di identità e collocazione personale, tra girandole di sentimenti profondi ed anafettività apparenti, di solitudini infinite che non riesce e non aspira a colmare, di passioni rincorse come ancore di salvezza, di rifiuti ininterrotti e di preclusioni messe inconsciamente o volutamente in atto per non dover percepire la morsa dell'esclusione e del rigetto.
Un lungo viaggio (popolato di personaggi imperdibili come il fedele amico Gesuino Zedda) che, attraversando l'altro al fine di arrivare dentro se stessa, conduce alla consapevolezza dell'insistente senso di "non appartenenza" che neanche il ritorno alla terra natia tra la sua gente riuscirà ad annullare. Anzi, sarà proprio la terra delle sue radici a dimostrarle tutta la sua asprezza e la sue durezza, in un tradimento ed un rifiuto finale che traccerà la strada verso il più oscuro degli epiloghi.
La quattordicesima commensale
davide - 19/08/2006 11:32
3/
5
Magari non ne capisco molto.
Però mi sembra un buon libro che narra la vicenda umana di una ragazza e del suo percorso di maturazione.
La quattordicesima commensale
Anonimo - 17/05/2006 12:26
1/
5
Peccato per il tema e le intenzioni dell'autore, ma la lettura si porta a termine con fatica. Scritto con prosa ingenua e piatta, parti pesanti, prolissità, e soprattutto editing approssimativo. Definire un ambiente incontaminato ''un vero e proprio habitat naturale'' è esilarante anche se involontario. L'autore può pure prendere un abbaglio del genere, ma l'editor che dovrebbe segnalarglielo dov'è? Il libro pullula di cose del genere.
Annamaria
La quattordicesima commensale
Anonimo - 06/05/2004 16:51
4/
5
Con il suo romanzo d'esordio Gianni Marilotti è già più di una promessa: è una realtà nuova nel panorama letterario italiano. Romanzo avvincente con un ritmo narrativo intenso e ricco di colpi di scena. I personaggi sono ben tratteggiati e veri. Interessanti le tematiche affrontate (lotta armata, ricerca di identità, rapporto con la Sardegna). Davvero una bella sorpresa.
Anonimo - 10/03/2010 11:08
Maristella - 03/03/2007 21:41
davide - 19/08/2006 11:32
Anonimo - 17/05/2006 12:26
Anonimo - 06/05/2004 16:51