Alla fine di questo libro sono elencati centoquattordici nomi che non compaiono in nessuna lapide del nostro risorgimento, centoquattordici caduti nella rivolta del 1848 in Sicilia. "Servi di pena" - com'erano chiamati i galeotti nelle carte burocratiche del tempo a registrazione dei servigi resi col lavoro coatto - uccisi dalla polizia borbonica non per colpe particolari né perché rappresentavano un pericolo reale, se non quello forse che si associassero agli insorti. Le autorità, quelle borboniche e quelle unitarie, per diversa responsabilità ma per uguale malafede ne confusero e occultarono la sorte, e nessuno storico si è mai occupato di loro. Gli assassini e i complici silenziosi fecero la loro carriera, sotto i Borboni, prima, e poi nell'Italia unita. "La strage dimenticata" trae dall'oblio quei nomi, rintraccia gli assassini, ricostruisce i moventi. Ci rammenta, una volta ancora, come sia più "maestra" di quella delle lapidi la storia che cerca le acri, tragiche ed umili verità.
Andrea Camilleri è nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925. Per tutta la sua vita, nonostante il suo grande attaccamento con la Sicilia, vivrà a Roma, dove muore il 17 luglio 2019.
Frequenta il liceo classico Empedocle di Agrigento senza conseguire la maturità poiché nel maggio del 1943 con lo sbarco in Sicilia delle forze alleate fu deciso di non svolgere gli esami e che sarebbe valso il solo scrutinio.
Il periodo della guerra è ricordato da Camilleri attraverso aneddoti che &
Adoro i libri di Camilleri, ancora di piû quelli senza Montalbano che narrano storie del passato perô, questo non mi é piaciuto non perché non sia interessante ma perché sembra piû un articolo di giornale che un libro con cui passare un buon momento.
La strage dimenticata
GG - 02/08/2006 13:03
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In questo racconto Camilleri denuncia una strage non presente nei libri di storia e avvenuta nel 1848, a seguito di una rivolta in Sicilia. Egli ripercorre le cause che portarono a uccidere 114 persone, colpevoli non di particolari misfatti, ma solo di essersi associate agli insorti.
I responsabili di tale eccidio non furono puniti e, anzi, proseguirono nelle loro carriere come se niente fosse accaduto, pensando semplicemente di occultare le prove della strage.
Alla fine, l'autore constata amaramente come vi siano morti di serie A e altri di serie B: i diritti di questi ultimi sembrano non esistere o comunque non essere pari a quelli delle persone 'normali'. Tuttavia una degna sepoltura è un diritto che ogni essere umano dovrebbe avere, anche se in vita non si è comportato sempre in maniera retta; a maggior ragione a vittime innocenti dovrebbe essere concessa un'adeguata tumulazione.
Tutta la storia mostra come a volte il solo fatto di trovarsi in una situazione sbagliata al momento sbagliato possa portare a tragiche conseguenze: i responsabili di esecuzioni sommarie non guardano in faccia le potenziali vittime e non si pongono tante domande; pensano alla migliore soluzione a un problema dal loro punto di vista e spesso non si curano delle conseguenze che le loro scelte possono avere nei confronti degli altri.
Lo stile del libro è improntato sulla narrazione dei fatti e sulla ricerca delle cause che hanno portato alla strage. Anche per questo non vi sono molti dialoghi tra i diversi personaggi, mentre numerose sono le riflessioni dell'autore sull'eccidio.
GianMarco Valenti - 15/06/2014 18:12
GG - 02/08/2006 13:03