Federica Ghiani, scrive nella prefazione Francesca Innocenzi, intende la poesia come una bussola in grado di restituire all'uomo un barlume di orientamento nei tortuosi labirinti della mente: i cuori più sensibili e sofferenti hanno vita particolarmente difficile dentro le prigioni inflitte loro dal mondo o da se stessi. Nei suoi versi è presente un eterno dilemma: quella "paura di volare" ben espressa, a suo tempo, da Erica Jong. Sotto il profilo stilistico non mancano tratti originali e innovativi, come certi audaci accostamenti verbali (il respiro del vento è "scostante"; il rapimento di chi osserva la scia di un aereo in ciclo è "feroce"...) che evocano efficacemente sensazioni forti e vive.