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Lettere a Mita

Cristina Campo
pubblicato da Adelphi

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Ha ventidue anni, Margherita Pieracci (la Mita a cui sono indirizzate queste lettere), allorché, nel novembre del 1952, chiede a Vittoria Guerrini, che ne ha allora ventinove (e che adotterà poi, fra altri pseudonimi, quello di Cristina Campo), di poterla incontrare per parlare con lei della "Pesanteur et la grace", dalla cui lettura è uscita profondamente turbata. Comincia così, sotto il segno e nel nome di Simone Weil, un'amicizia che avrà fine solo con la morte di Vittoria, ventiquattro anni dopo, e si nutrirà di uno scambio di lettere affettuoso e costante. In questo volume vengono raccolte le 240 lettere scritte a Mita fra il 1956 e il 1975.

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Generi Romanzi e Letterature » Autobiografie e biografie letterarie » Diari, Lettere, Memorie , Storia e Biografie » Biografie Diari e Memorie » Scrittori, poeti e letterati » Diari e Lettere

Editore Adelphi

Collana Biblioteca Adelphi

Formato Libro

Pubblicato 01/01/1999

Pagine 404

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788845914942

Curatore M. Pieracci Harwell

1 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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Lettere a Mita

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voto 5 su 5 diceva - non ricordo se Ceronetti o Citati - che le lettere della Campo, anche solo quelle che ci restano, meritano senz'altro un posto di riguardo tra i due o tre grandissimi epistolari del Novecento; quello della Ctevaeva, per esempio, altissimo e imperdonabile. ed é incredibile constatare l'autentica intensità racchiusa anche nel più occasionale dei biglietti indirizzati a Mita: pensato e scritto d'impulso nottetempo, sempre oscilla tra la grazia e il malheur hideux, siccome insegna l'amatissima Simone Weil. L'evoluzione degli intimi desideri segue, dunque, il passo delle letture; ché mai in Cristina si incorre nel dubbio d'una recensione di circostanza, d'un lavoro editoriale poco meno che fortissimamente voluto! Valga soltanto questo minimo particolare a farne una stravagante nel mondo culturale romano dei Sessanta e Settanta! é davvero il demone, il daimon della perfezione, la tramontana stella che guida la scrittura della Campo: sempre, meravigliosamente almeno un palmo sopra l'immaginabile, il percorribile, l'ovvio... baciata dalla grazia e da una lingua mirabile, la prosa vola musicalmente su passi di danza, secondando le movenze iniziatiche d'una Antic Hay. e non suonerà troppo azzardato il paragone con l'illustre Scardanelli - l'ultimo Holderlin, poeta della Torre - Lui che batteva il tempo sul leggio mentre ascoltava mentalmente l'armonia del mondo... riproducendola all'occorrenza su grandi fogli bianchi... del resto Valéry di lì a qualche tempo avrebbe annotato: il poema, questa esitazione prolungata tra il suono e il senso. Non si dà, infatti, cerimonia - autentico rito - in cui d'un tratto la parola non si faccia musicalmente canto. E della liturgia, quale Bello incarnato, linguaggio del mito e del rito, sono ricchissime le ultime lettere a Mita. Lettere composte contemporaneamente alle prove poetiche più alte della Campo: la missa romana, il diario bizantino, preziosi lavori d'oreficeria, non saprei dire se toscani o slavi, medicei o fabergé... imperdonabili, anch'essi, come tutto della Campo.

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