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Meister Eckhart e il libero spirito. La mistica della liberazione - Massimo Frana
Meister Eckhart e il libero spirito. La mistica della liberazione - Massimo Frana

Meister Eckhart e il libero spirito. La mistica della liberazione

Massimo Frana
pubblicato da Carabba

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Meister Eckhart non fu soltanto uno spirito libero. Egli fu a capo di una "scuola di perfezione" di vita religiosa, che rappresentava nell'area di quel vasto movimento del Libero Spirito, diffusosi al tramonto del medioevo e condannato dal Concilio di Vienne (1311-1312), una delle scuole più alte a cui si accedeva dopo aver superato un lungo e difficile tirocinio all'interno di scuole minori.

Dettagli down

Generi Psicologia e Filosofia » Filosofia occidentale e Storia della filosofia » Filosofia occidentale del Medioevo e del Rinascimento: dal 500 al 1600

Editore Carabba

Formato Brossura

Pubblicato 01/01/2009

Pagine 372

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788895078342

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Meister Eckhart e il libero spirito. La mistica della liberazione

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voto 3 su 5 ottimo ed esaustivo
Meister Eckhart e il libero spirito. La mistica della liberazione

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voto 0 su 5 Johannes Eckhart, predicatore dell'ordine dei domenicani, viene accusato dall'arcivescovo di Colonia per eresia. Attraverso una ricostruzione storica, l'autore analizza i passaggi che videro condannate 28 proposizioni estratte dalle sue opere. Senza riferimento alla persona, con bolla "In agro dominico" di papa Giovanni XXII, si definirono eretiche alcune delle 28 affermazioni del teologo di Erfurt, classificando le restanti come errori. Una contrapposizione al quanto strana: prima baccelliere poi magister, ascoltato e stimato all'università di Parigi nel 1311 per gli insegnamenti di teologia speculativa, il maestro domenicano quasi settantenne venne successivamente condannato dal tribunale dell'inquisizione ad Avignone nel 1326 per quanto da lui predicato. Riflessioni ed approfondimenti vengono offerti dal testo, che dentro le vicende storiche del medioevo, ancora oggi ci interpellano con la domanda: cos'è l'uomo e, chi è Dio. Con grande amore per la verità, Eckhart per tutta la vita ha cercato il bene assoluto predicando a tutti, incolti e sapienti, trovando adeguato a Dio il concetto di "intelligere". Prendendo spunto dai due sermoni tedeschi di seguito riportati, vediamo come il maestro parla del possesso di Dio e della libertà dello spirito, senza escluderne però la fedeltà all'ortodossia della chiesa. A chi si mostra convinto che possedendo Dio e l'amore di Dio, può fare quello che vuole, Eckhart risponde che costoro non hanno bene compreso la parola ed il messaggio cristiano. "Dicono alcune persone: avendo Dio e l'amore di Dio, posso fare tutto quello che voglio. Finchè tu puoi qualcosa contro Dio o contro il suo comandamento, non hai l'amore di Dio, anche se puoi ingannare il mondo facendo credere di averlo. L'uomo che sta nella volontà di Dio e nell'amore di Dio, trova gioia nel compiere tutto quel che è caro a Dio e nell'abbandonare tutto quel che è a lui contrario; gli è anche impossibile tralasciare qualcosa che Dio vuole faccia, come compiere qualcosa contro di lui. Proprio come uno che ha le gambe legate non può camminare, così è impossibile all'uomo che sta nella volontà di Dio compiere qualcosa di cattivo ". (Sermone "Et convescens praecepit eis, ab Hierosolymis ne discederent ect") Cos'è uno spirito libero? E' quello che non è turbato da nulla, non legato a nulla, non fa dipendere da alcunchè il suo bene supremo, nè tempo nè luogo neppure da sé stessi, che fa dire al mestro: "Dio mi liberi da Dio". "Noi diciamo dunque l'uomo deve essere così povero da non avere, e non essere, alcun luogo in cui Dio possa operare. Quando l'uomo mantiene un luogo, mantiene anche una differenza. Perciò prego Dio che mi liberi da Dio, perché il mio essere essenziale è al di sopra di Dio, in quanto noi concepiamo Dio come inizio delle creature. In quell'essere di Dio in cui Egli è al di sopra di ogni essere e di ogni differenza, là ero io stesso, volevo me stesso e conoscevo me stesso per creare quest'uomo che io sono. Perciò io sono causa originaria del mio essere, che è eterno, e non secondo il mio divenire, che è temporale". (Sermone "Beati pauperus spiritu")

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