Roger Caillois (1913-1978) ha sempre affrontato da un'angolatura insolita problematiche della conoscenza, territori specifici in cui si fa incerto e deformato lo specchiarsi della ragione nell'oggetto: il gioco, il sogno, il mito e soprattutto il fantastico, che costituisce l'affascinante tema di questo libro. Per Caillois il fantastico proviene, più che dal soggetto, dal modo di trattarlo; non è un fantastico dichiarato, ma rottura dell'ordine riconosciuto, irruzione dell'inconcepibile all'interno della normalità, e s'insinua quasi di nascosto, attraverso scarti e contraddizioni nelle situazioni normali e nel cuore stesso del «fantastico istituzionalizzato», come un elemento estraneo. È questo «fantastico insidioso» a suscitare il nostro turbamento: non sappiamo bene di dove venga e come operi, eppure ne avvertiamo la presenza celata, in superficie o in profondità, nelle strutture del nostro mondo.