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Nuova edizione aggiornata. Prefazione di Enrico Zucca. In appendice il diario dal carcere di Paolo Fornaciari

"Noi della Diaz" è un precipitato di storie.
Non vi inganni il fatto che Lorenzo Guadagnucci sia un giornalista, anzi "il" giornalista che ha vissuto in prima persona la notte dei manganelli. "Noi della Diaz" è una storia che appartiene a tutti e che in fondo è stata scritta da tutte quelle persone che nella loro vita hanno subìto un sopruso da parte delle forze dell'ordine, quelle che vogliamo ostinatamente sperare siano soprattutto nei loro vertici dei leali servitori dello Stato e dei cittadini tutti.
"Noi della Diaz" è una storia di storie. Non è un caso che il titolo coniughi la prima persona plurale. È la storia di persone con nome e cognome ma anche di persone che, nella concitazione del momento, Lorenzo identifica con un tratto caratteristico, un vestito, la lingua parlata; è una storia non unidimensionale ma ricca di sfumature, dove non ci sono buoni e cattivi ma persone. Uomini della polizia che riversano sul primo malcapitato le proprie frustrazioni e altri che esitano a far ricadere il manganello. "Carcerieri" in ospedale capaci di umanità ma altri come a Bolzaneto pronti a esercitare in modo improprio il monopolio della forza.
"Noi della Diaz" è una storia che non è finita per tutti, ma è proseguita con i molti processi, quelli ai manifestanti, quelli ai poliziotti, quelli ai depistatori e quello fuori dalle aule di giustizia allo Stato stesso.
Questa nuova edizione la prima è del 2002 e la seconda risale al 2008 cade nel ventesimo anniversario dei fatti di Genova ma il suo scopo non è solo fare memoria o celebrare una ricorrenza. La riflessione sulla "macelleria latinoamericana" 66 feriti su 93 persone, alcuni anche in maniera grave va infatti oltre la cronaca.
Lo testimonia la nuova prefazione del magistrato Enrico Zucca che mette in piena luce alcuni elementi che il tempo non cancella: la grottesca e menzognera gestione della comunicazione e dei media nella conferenza stampa del mattino dopo; la definizione di quello che è accaduto nella scuola e che integra in pieno la fattispecie della tortura; il tentativo di trasformare le vittime in colpevoli nel corso dei processi.
A proposito dei processi è utile ricordare la sentenza di condanna della Corte Europea dei diritti umani del 2017, nella quale, scrive Zucca: "i giudici di Strasburgo non hanno usato mezzi termini per condannare lo Stato italiano".
Un libro infine che è di estremo interesse per chi voglia spiegare il G8 a "chi non c'era", ai propri figli e nipoti, o a chi è ancora scettico su quello che è accaduto oppure che nel 2001 era "distratto". Lo stesso obiettivo si pone "2001-2021 Genova per chi non c'era. L'eredità del G8: il seme sotto la neve", di Angelo Miotto, appena uscito per Altreconomia.
Perché come scrive Lorenzo "la sfida resta quella di convincere che un altro mondo è possibile, cominciando a costruirlo".
In appendice, l'agro "diario dal carcere": i tre giorni di Paolo Fornaciari, arrestato in via Tolemaide il 20 luglio 2001 e pestato nel comando dei carabinieri.

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