Secondo l'ambasciatore britannico Macartney (1793-94) la Cina era un impero allo sfascio, retto da un vecchio pazzo. Per gli europei al seguito dei militari nelle Guerre dell'oppio era una nazione ormai morta, pronta ad entrare nell'orbita dell'Occidente. All'inizio del XX secolo centinaia di missionari la descrissero come una pacifica nazione di contadini, pronta ad abbracciare il Cristianesimo. Gli statunitensi credettero di farne una grande potenza anticomunista, per fermare Stalin. La lista dei nostri fallimenti nell'interpretazione della Cina non finisce qui, ma si estende al secondo dopoguerra fino agli errori dell'Occidente di fronte a Mao e alla rivoluzione culturale. O a quelli di oggi, di fronte ad una modernizzazione rapidissima che viene vista come l'unica dimensione di un paese molto complesso. Cercare di capire la Cina è difficile, ma diventa impossibile se ci si aggrappa a certezze che tali non sono. A partire dal nome - Cina - che in realtà esiste solo per noi occidentali. E se la parola Cina non esiste, ovviamente non possono esistere i cinesi. Chi sarebbero i 'cinesi han'? L'Occidente si avvia all'incontro con la Cina del XXI secolo con poche idee, spesso superficiali. Lo spettro di un altro fallimento, l'ennesimo, è vicino. Serve uno sforzo di comprensione che si misuri con la complessità di una realtà sempre sfuggente.