Una voce, calma ed inconfondibile, emerge dal rumore di un operoso, disciplinato set cinematografico. È la voce di Pier Paolo Pasolini, al lavoro per completare la sua ultima, contestatissima (e postuma) opera cinematografica: Salò o le 120 giornate di Sodoma. Nonostante le enormi, preventive polemiche suscitate dal film, un Pasolini tranquillo, quasi gioioso, si lascia seguire sul set da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann, che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione. Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l'intervista in un lucido e violento attacco alla società; un grido d'allarme che assieme alle immagini del set dà vita ad una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità. È un Pasolini inedito, drammaticamente disperato e sdoppiato nel suo non concedersi un futuro, una possibilità, seppure accennata, nel catartico e liberatorio primo finale del film, eliminato dal regista e qui ricostruito fotograficamente. Film di montaggio realizzato in 23 mesi di lavoro, Pasolini prossimo nostro è un impressionante testamento intellettuale del poeta raccolto e ricostruito a partire da materiali del tutto inediti: oltre 50 ore di interviste audio e filmate dal giornalista Gideon Bachmann e 9.000 foto che la fotografa Deborah Beer scattò sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma