«Non c'era mai poeticume nelle sue opere; era sempre duro, ma duro come lo può essere un bambino. Vedeva tutte le cose come le si vedono per la prima volta. Il suo tratto nel disegno era stravagante, un caos rigorosissimo. I suoi testi provenivano dal parlato; era un grande poeta, un linguista vero perché i suoi testi erano frutto di un genio letterario innato» (Roberto Benigni). L'«antologia personale» che Pazienza non ebbe tempo di raccogliere in vita, messa insieme da Vincenzo Mollica come omaggio all'amico scomparso. «Andrea Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente, chiameremo quella del '77 bolognese» (Pier Vittorio Tondelli). Dal Pazienza fumettaro (presente con tre delle storie lunghe più belle, compresa La prima delle tre del ciclo Zanardi) a quello delle fulminanti storie di una pagina, degli indimenticabili ritratti. Con una scelta organica di scritti (celebre, e introvabile, quello sul fumetto), poesie e racconti inediti compresi. Per capire come mai si è tanto prolungata nel tempo l'eco di quella generazione che nelle storie di Zanardi si rispecchiava, e «che non ha mai realmente creduto in niente, se non nella propria dannazione». Con un racconto di Stefano Benni.
Andrea Pazienza è stato un fumettista, pittore e disegnatore di origine italiana, nato a San Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956. Grazie alle sue opere si è aggiudicato il merito di essere considerato uno degli artisti più influenti e celebri nella storia fumettistica italiana, ricevendo anche un adattamento filmico incentrato sulla sua opera e sulla sua vita. I personaggi di spicco della sua produzione sono stati Zanardi, Fiabeschi e Pentothal, centrali in fumetti come Le straordinarie avventure di Pentothal del 1982,