L'attenzione del regista nello scegliere i protagonisti, diversi in tutto e accomunati solo dalla professione, è da tenere in considerazione in quanto rappresenta pienamente la realtà vissuta dalla società del periodo. Questi inizialmente si respingono, ma alla fine del film hanno imparato ad apprezzare le loro differenze e a collaborare. Se da una parte il film ci trasmette che bisogna accettare chi è diverso da noi, dall'altra denuncia il mancato rispetto dei diritti dell'uomo, come il diritto al lavoro. Ciò che è più grave è proprio il fatto che gli Stati Uniti abbiano firmato la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che afferma all'art.1 « Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. » . Gli stessi Stati Uniti che hanno fatto sì che si verifichino casi come quello di Andrew Beckett.
Il film dimostra come il diritto positivo sia stato capace di incorporare il diritto naturale anche nellambito di un tema così delicato. Peraltro, nonostante la vittoria della causa, il finale del film non è un trionfo perché Beckett muore.
La battaglia condotta da Beckett avrà comunque delle ripercussioni sulla società e sulle consuetudini e saprà influenzare in futuro le nuove generazioni.
Durante il servizio funebre viene mostrato un video in cui appare Beckett da bambino con i suoi fratelli, gli amici di infanzia e la sua famiglia. Il video viene visto da tutti i bambini presenti al servizio funebre. I bambini sono ovunque nel film e la loro presenza nelle immagini finali riassume il significato della battaglia condotta da Beckett che consegna alle future generazioni lopportunità, prima negata, di una convivenza sociale priva di pregiudizi. La vita di Beckett non è andata sprecata. Per tutto il film si è preparato ad affrontare il suo viaggio verso la morte e Miller, invece, si è preparato a continuare ad affrontare il viaggio della vita con una consapevolezza nuova, perché scopre che ci sono mondi diversi dal suo, con i quali ci possono essere dei punti di incontro, il che gli permette di compiere un ulteriore piccolo, ma definitivo passo nello sviluppo e nellarricchimento della sua umanità.
"Philadelphia" è apprezzabile per la sensibilizzazione della comunità gay, ma con il limite intrinseco di contribuire a confermare sotto traccia l'idea che l'Aids sia proprio la peste dei gay.
Una piccola critica è doverosa. Sarebbe stato più funzionale se il protagonista del film non fosse stato omosessuale, in modo da far capire, a chi lo avrebbe visto, che l'AIDS è una malattia che può colpire chiunque senza una giusta prevenzione. Solo in questo modo si sarebbe potuto sfatare quel mito della sindrome dell'HIV che da sempre gira intorno agli omosessuali. Inoltre, è necessario dire che è stato dato poco spazio all'assistenza riguardo alla patologia ma nonostante ciò è stato descritto in maniera impeccabile il disagio psicologico legato all'AIDS.
Credo che non tutti abbiano lo spirito e la forza del protagonista soprattutto se si è completamente emarginati dalla società e nessuno è disposto ad ascoltare ed approvare la vera versione dei fatti. L'affermazione dei propri diritti per una persona che per anni ha amato il diritto e che per esso è diventato un ottimo avvocato, credo che sia lo scopo della sua vita. Rendersi giustizia evocando quei diritti per i quali i nostri antenati hanno lottato a lungo, di cui spesso ci si dimentica per dar spazio ai nostri pregiudizi.
Philadelphia
Thuri Messina - 14/05/2013 17:38
5/
5
Un grande film degno della migliore cineteca visti i contenuti ricchi di raro talento interpretativo.
Claudia Cammaroto - 13/10/2013 15:02
Thuri Messina - 14/05/2013 17:38