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Un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo viene trasferito ad Aosta. Rocco Schiavone ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. È violento, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele, maleducato con le donne, cinico con tutto e chiunque, e odia il suo lavoro. Però ha talento. Una rilettura della tradizione del giallo all'italiana, capace di coniugare lo sguardo dolente del neorealismo e la risata sfrontata di una commedia di avanspettacolo.

La nostra recensione

Il vicequestore Rocco Schiavone è fatto così. Prendere o lasciare. Trasferito da Roma ad Aosta per ‘eccesso di giustizia’ (ha massacrato di botte un trentenne che violentava ragazzine, ma quello era figlio di uno importante...), non è che sia da considerare proprio uno stinco di santo e nemmeno il massimo della simpatia. Anzi, per dirla tutta, Schiavone è scorbutico, irriverente e corrotto, al punto di concedersi perfino qualche traffico semi-illecito di tanto in tanto: non è l’adamantino difensore della legge, no, per lui la legge è un pretesto, quando non addirittura un fastidio o un ostacolo. Eppure, difficilmente sbaglia un colpo. Le indagini per omicidio le sa condurre con acume, intuito, decisione. Anche se al momento, scaraventato da Trastevere alle nevi alpine, il suo umore è sempre più nero, come le ombre del suo passato, che riemergono con il volto della moglie Marina che, s’intuisce, lui sente sempre ancora accanto a sé mentre invece... Forse si capirà che cosa è successo nelle prossime avventure di Schiavone. Ma adesso è lì da solo e per sua fortuna qualche bella donna su cui l’occhio può indugiare con atteggiamento smaccatamente maschilista non manca nemmeno ad Aosta. Il candore della neve fa da contrasto con il sangue dell’omicidio e anche con i ricordi di Schiavone che ripensa alla sua amata Roma, ne rimpiange il caos e la sporcizia, eppure lentamente sembra entrare perfino in sintonia con la gente e i luoghi, se non altro perché l’indagine gli dimostra che la neve non è sempre così candida e sotto l’apparente nitore delle persone alberga, lì come altrove, un bel carico di fango. Antonio Manzini fa esordire un nuovo polizotto sulla scena del giallo italiano con schemi ormai consolidati, si potrebbe dire: il medico legale brillante ed eccentrico, l’assistente sveglio e l’agente pasticcione, il questore sprezzante, il magistrato altezzoso e così via. Come al solito tocca al protagonista dare l’impronta al racconto e Schiavone, ve lo assicuro, si distingue da tutti gli altri, nel bene e, soprattutto, nel male.

Antonio Strepparola

Dettagli down

Generi Romanzi e Letterature » Romanzi contemporanei » Gialli, mistery e noir , Gialli Noir e Avventura » Gialli, mistery e noir

Editore Sellerio Editore

Formato Ebook con Adobe DRM

Pubblicato 31/01/2013

Lingua Italiano

EAN-13 9788838930287

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Pista nera cappe061

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voto 3 su 5 Il vicequestore (non commissario come viene chiamato anche da alcuni sottoposti) Schiavone è un tipo strano, con alcune ossessioni, che si scoprono man mano che si legge il libro; così come si scopre in parte la sua storia travagliata di poliziotto scomodo, di frequentazioni losche e il suo comportamento che comporta atti di grande umanità, atti di aggressività gratuita o di illiceità penale. Insomma più un uomo qualunque pieno di luci ed ombre che un poliziotto modello come tramandato dal giallo classico e anche più recente (Maigret, Montalbano, ecc.). Come la storia si dipana svelando la vita e il carattere dell'inquirente, l'inchiesta si muove tra piccole intuizioni successive che porteranno alla scoperta dei colpevoli arrestati in uno scenario assolutamente inconsueto.

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