«Il fascino che percuote chi legge questi testi è la facilità della confessione, la verità che sembra sorprendere il diarista per primo: per essersela detta senza sconti e talvolta senza pietà. Se vi troviamo - come è stato detto - una punta di narcisismo, questo è un narcisismo "di natura" e di appropriazione autentica della parola, laddove lo specchio sono i torrenti e le camozze di Plinio ma anche l'anima di un Giovinetto che li riflette e che apre inaspettate porte a quelle di Altri Giovinetti, contemporanei senza tempo, crea complicità fraterne, abbatte ferree solitudini, contraddice gli addetti ai lavori: perché il Poeta - e non parliamo del Filologo - non è uno specialista ma è sempre specializzabile, è libero.» (Dalla prefazione)