Il 1° settembre 1915 Giuseppe Bottai, appena ventenne, giunto da poco volontario al fronte, comincia a stendere quaderni che dedica alla sua giovane fidanzata Nelia Ciocca e, sia pure con interruzioni e lacune, continua a scriverli fino al 1920, coprendo l'intero arco del primo conflitto mondiale. Cosa rappresentano per lui, giovane sottotenente che dal Colle di Lana inizia il suo viaggio attraverso la guerra? Lo dice a chiare lettere sin dal frontespizio del suo primo quaderno: queste pagine saranno "strappi di serenità e di dolce pensiero". Pagine, dunque, sottratte alla guerra. I "Quaderni giovanili" documentano il processo quasi naturale attraverso cui una personalità con un retoterra di stampo classico - sia pure ricco di sfaccettature inaspettate - progressivamente finisce per aderire al futurismo. E tuttavia ne mantiene una consapevole distanza critica quando quest'ultimo si trasforma in sistema: anziché continuare a essere un'esperienza vitale, Bottai ritiene che sia diventato un'estetica da 'alchimisti' senza più vita né passione. Collaboratore di "Roma futurista" successivamente Bottai fonda e dirige "Le Fiamme" tentando si superare l'opposizione tra Arditismo e Futurismo. Né passa inosservata, ai suoi occhi, la crisi del suo secolo: smarrimento del senso dell'infinito, agonia delle idee generali che muovono il mondo e, viceversa, trionfo dell'utile e del finito, delle idee particolari e frammentarie.