I "Racconti di Sebastopoli" sono una specie di introduzione a Tolstoj; già di alta qualità, aiutano a comprendere la sua visione del mondo, la sua poetica, la sua letteratura, e rappresentano non solo una svolta nella sua carriera letteraria e nel suo pensiero ma una svolta nella concezione e nel racconto della guerra in assoluto e nell'opinione pubblica che, d'allora in poi, non saranno più gli stessi. Quella del primo Tolstoj è una visione già lucida e priva di pregiudizi, è già la ricerca della verità che si fa strada. Alla base, il rapporto con il potere, che fa da apripista al suo nascente antimilitarismo: l'empatia con il popolo (russo) dove al coraggio rassegnato dei soldati sta, di fronte, la supponenza degli ufficiali, che comandano. E poi la celebrazione non della guerra e della violenza ma della verità. Nessuna celebrazione della guerra, né patriottica né ideologica, né utilitarista né economica né sentimentale, né eroica né romantica: ma una denuncia dura, lucida, irrevocabile, dell'assurdità di essa. C'è un'unica eroina, che si deve celebrare, e questa è la verità, l'unica da amarsi con tutta l'anima. Nella classica traduzione di Enrichetta Carafa Capecelatro.
Lev Nikolaevic Tolstoj nasce a Jasnaja Poljana, in Russia, il 9 settembre 1828 da una famiglia di tradizioni aristocratiche, appartenente alla vecchia nobiltà russa.
Questa condizione influenzerà tutta la sua esistenza: da un punto di vista positivo perché avrà opportunità che altri non avranno, ma anche da un punto di vista negativo perché lo distinguerà dagli altri letterati del suo tempo da cui si sentirà spesso escluso.
La madre morirà quando lui avrà solo due anni e dopo