La tavola è come la vita. Apparecchiata con eleganza o affastellata di cose inutili e pretenziose. Piena di "strade e di negozi" (citando Gaber). Candida come l'ala di un angelo o sporca come i tovaglioli di seconda mano dei bevitori di rum nei peggiori bar di Caracas. Può essere affollata di cibi e bevande. Oppure desolatamente vuota come un salone di parrucchiere di lunedì. E un test infallibile, più del 730, per capire se siamo ricchi, poveri o una via di mezzo. Altro che lettino dello psicoanalista: solo la tavola ci permette di capire di che pasta siamo fatti, nel bene e nel male. La tavola, dunque, siamo noi. La conferma, ancora una volta, giunge dall'antologia che raccoglie gli autori selezionati dal Concorso letterario nazionale "Racconti a tavola" promosso da Historica edizioni (con il patrocinio di Unaga).