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Imperatore d'Italia e di Germania, due volte scomunicato. Federico II di Svevia, nel corso della sua lunga e tribolata esistenza, è stato chiamato in molti modi. Matthew Paris lo definiva "Stupor mundi et Immutator mirabilis" ("stupore del mondo e miracoloso riformatore"); il parmense frate minore Salimbene de Adam parlava al contrario di "un uomo pestifero e maledetto, scismatico, corruttore di tutta la terra..." L'elenco potrebbe continuare, riflettendo con tali giudizi discordanti il perenne e sanguinoso scontro tra la fazione guelfa fedele al Papa e quella ghibellina favorevole agli Svevi.
Ma chi era in realtà Federico?
Una personalità fuori dal comune, la sua, ma giudicata spesso enigmatica.
Michele Diomede lo ha voluto omaggiare scrivendo un romanzo sotto forma di diario che, per precisione storica e potenza della voce narrante, dà l'impressione di essere stato redatto dal pugno dello stesso Federico.
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