Ripensare i territori come sistemi aperti, stelle polari con relazioni multiple ed estese, non ambiti delimitati da confini: questo il modello per una proposta adeguata a una rivoluzione spaziale, antropica, tecnologica, sociale, economica, molto più profonda e radicale di quella aperta dai viaggi oceanici, dal sistema copernicano o dalle successive rivoluzioni industriali. Questo vuol dire pensare i territori come sistemi che combinano contenuti, simboli e linguaggi per essere continuamente attrattivi, creativi ed espansivi.
La grande metafora di questa rivoluzione è il passaggio dal modello della macchina al modello del vivente, in cui la diversità, la molteplicità di fattori ricombinabili è la condizione della vita. Studiare la biodiversità non è importante solo per trarne risorse ancora sconosciute, ma per comprendere gli equilibri dinamici che le attuali governance economiche e territoriali non sono in grado neppure di vedere.