Ambientato ai giorni nostri in un'immaginaria località turistica del litorale veneto, il romanzo racconta l'intreccio di due fatti di cronaca nera avvenuti il giorno di Ferragosto: la morte all'apparenza inspiegabile di una ragazza sedicenne e la sparizione di un bambino rom. La storia è a tratti dura, impietosa; a tratti più lieve ma ugualmente amara, perché rivelatrice della grettezza di tanti "irreprensibili" cittadini del ricco Nord-Est. Al candore di alcuni personaggi e alla chiassosa stravaganza di chi vive in bilico tra la ragione e una consolatoria follia, si contrappongono silenzi omertosi, connivenze, cinismo e mascheramenti degni di un perenne carnevale dell'anima. La ricerca della verità e il raggiungimento di una primordiale forma di giustizia si configurano come una spietata caccia al leone, che ha inizio nel pieno della stagione balneare e si conclude con l'arrivo dell'autunno.
Non si può dire che Fiorella Borin, come persona e come narratrice, sia priva di una particolare attenzione per i meno fortunati, per gli esseri indifesi, e fra questi naturalmente donne e bambini. In tanti anni che leggo le sue opere, oltre ad apprezzare il suo stile, costituito da una scrittura snella, ma efficace, e da uno svolgimento delle trame senza intoppi o cedimenti, tale da appassionare chi legge, ho potuto verificare la sua straordinaria creatività, che ha applicato pressoché totalmente al romanzo storico, genere in cui veramente eccelle. E stato pertanto una sorpresa lincontro con Rosso da morire, perché si tratta di un thriller inquietante, ambientato in una località di fantasia del litorale veneto. Devo dire che la cosa mi ha incuriosito, anche perché abituato a leggere tanti polizieschi in cui il protagonista è la chiave di volta del successo, tanto che è sempre quello per ogni autore, nel caso di Rosso da morire non credo che Fiorella Borin sia alla ricerca di un personaggio investigativo da riproporre in altri lavori, mentre sono più che convinto che la finalità del libro sia diretta a rivoltare, come un materasso, una certa società, virtuosa in apparenza, ma corrotta e marcia fino al midollo, in questo caso identificata con certi ambienti imprenditoriali del Nord-Est. Quindi, più che romanzo giallo, seppure lo è, si tratta di un jaccuse sicuramente condivisibile. Peraltro la trama poliziesca regge dallinizio alla fine, latmosfera di tensione è ben presente, insomma può essere letto anche come romanzo giallo, però io preferisco laltro fine che non poteva mancare in una persona seria e sensibile come Fiorella Borin. Non intendo scrivere altro, non voglio rischiare di svelare una vicenda capace di creare un vero pathos; preferisco piuttosto fare alcune considerazioni che si possono così riassumere:
1) Lesordio nel genere giallo è senzaltro positivo;
2) si ritrovano tutte le caratteristiche già apprezzate nei romanzi storici;
3) quindi il libro è sicuramente da leggere, ma, forse sono un inguaribile nostalgico, il mio cuore corre sempre ai romanzi storici e in particolare a quel piccolo gioiello che si intitola I ragazzi del ciliegio, che ho avuto il piacere di rileggere agli inizi dellanno, un libro che è un grande messaggio di umanità, senzaltro il capolavoro di Fiorella Borin.
Renzo Montagnoli - 15/06/2023 11:17